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Standing ovation per Hornung

Il solista tedesco di fama internazionale si è esibito in celebri e complicate sonate

Standing ovation per Hornung

La leggenda metropolitana lo definisce il pezzo dei pezzi, talmente ostico da suonare interamente, che perfino le commissioni esaminatrici delle più grandi orchestre mondiali lo richiedono abbreviato ai candidati messi ai ferri, anzi, agli archetti corti. A suonarlo integralmente, all’ouverture della nuova edizione del festival “Rovigo Cello City”, sabato sera nel tempio della Rotonda, lui, Maximilian Hornung, il solista tedesco di fama internazionale, magistralmente muscolare nella dinamica delle dita da essere un vero virtuoso da palcoscenico, plasmato nell’archetto scattante del suo violoncello. Standing ovation per la serata che ha dato il la alla rassegna concertistica del capoluogo.

A introdurre nelle atmosfere di una Salisburgo in fermento, grazie a Mozart, il primo dei tre Divertimenti per soli archi, il K176 in re maggiore, scritti nell’inverno del 1772 dal sedicenne in preda al pieno fermento artistico e musicato dai Solisti Filarmonici Italiani diretti da Federico Guglielmo. Velo poi malinconico ma speranzoso, quello delle melodie dell’ottocentesco Grieg, passando per un sorvolo alla luce della luna, nel Notturno op. 19 n. 4 dell’indimenticabile Tchaikovsky.

Ma il cuore è stato il famosissimo e complicato Concerto n. 2 in re maggiore del monolitico, per importanza nel classicismo viennese, Franz Joseph Haydn, vero padre della sonata classica, della sinfonia e del quartetto. Tutto questo condito dall’irrefrenabile “sorriso musicale” scaturito nel corso dell’esibizione. Al centro dell’ensemble il maestro tedesco, classe 86, con la spiccata sensibilità del tocco, dove le dita scivolavano giù nella tastiera dello strumento con un guizzo vibrante, tutto impresso nella fronte corrugata. Ed ecco susseguirsi l’allegro moderato, l’adagio, il divertente rondò e l’allegro finale. Triplici applausi hanno fatto da cassa id risonanza del gradimento del concerto, tanto che Hornung si è trattenuto per un ultimo pezzo, fuori programma, la celebre di Bach.

“Vista la mole di impegni, il maestro è riuscito nonostante questo a venire qui a Rovigo, a lui va il nostro ringraziamento” ha commentato Luigi Puxeddu, ideatore del festival, seguito dal plauso commosso della folta platea, tra la quale, Nicoletta Confalone, presidente dell’associazione Venezze, Maria Grazia Faganello, presidente del conservatorio Venezze, Giorgio Lazzarini, presiedete della fondazione Banca del Monte, Paolo Avezzù, consigliere comunale e Antonio Mazzetti, del sindacato del Tempio della Rotonda.

Il programma di Cello City riparte oggi alle 21, all’auditorium Tamburini, con il concerto del Duo Cardelli. Un programma che affianca ai capolavori di Beethoven e Chopin pagine meno note, come le tre romanze di Clara Schumann, straordinaria pianista e compositrice moglie di Robert, e un’incursione nella contemporaneità, con una recente e suggestiva composizione di Nicola Campogrande. Giacomo e Matteo Cardelli sono una coppia di fratelli ferraresi di grande talento.

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