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il caso

Patente via per la marijuana fumata tre giorni prima

E arriva l'impugnazione "per incostituzionalità"

Emergenza giovanile a Pordenone: tra marijuana e alcol, un allarme che non si può ignorare

Una banale lite per un modulo di constatazione amichevole, un test in ospedale e, qualche giorno dopo, la sorpresa: patente sospesa per un anno. A Treviso approda un caso destinato a fare rumore ben oltre i confini provinciali, perché rimette in discussione la nuova formulazione dell’articolo 187 del Codice della Strada, quella che punisce chi guida dopo aver consumato droghe anche a distanza di giorni, indipendentemente dallo stato psicofisico al momento del controllo.

La vicenda, secondo questa ricosotruzione, inizia il 18 febbraio 2025 a Villorba (Treviso). Un 40enne resta coinvolto in un modestissimo incidente: l’altra auto, secondo la ricostruzione, non avrebbe rispettato la precedenza. Danni minimi, nessun ferito. Sull’accordo per la constatazione amichevole, però, i due conducenti non si intendono e chiamano i carabinieri. Arrivati sul posto, i militari invitano entrambi a recarsi in ospedale per i test alcolemici e tossicologici. L’automobilista trevigiano, convinto di essere nel giusto e perfettamente lucido, accetta senza esitazioni. Pochi giorni dopo la notifica che ribalta la sua vita quotidiana: positivo alla marijuana, consumata tre giorni prima. Il prefetto dispone la sospensione della patente per dodici mesi. Una misura che scatta nonostante l’uomo non fosse ritenuto in stato di alterazione e non risultasse responsabile del sinistro.

Nel mirino finisce la recente formulazione dell’articolo 187 del Codice della Strada, che consente di sanzionare chi si mette alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti anche a distanza di giorni, senza la necessità di provare un’effettiva alterazione psicofisica al momento del controllo. In altre parole, basta il riscontro analitico di metaboliti: la prova di un consumo pregresso diventa sufficiente per far scattare la sospensione della patente.

A contestare la norma è l’avvocato trevigiano Fabio Amadio, difensore del 40enne, che ha depositato un’eccezione di incostituzionalità: “Non c’è nessuna logicità nel disposto: una persona può aver fatto uso di droghe giorni prima e non essere in alcun modo sotto gli effetti”. Secondo il legale, manca il nesso causale tra consumo e pericolo concreto alla guida e non esiste alcun “limite tabellare” paragonabile a quello fissato per l’alcol, né una gradazione della pena. Amadio distingue fra la guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope — condotta pericolosa e da punire — e la sanzione per un uso passato che non incide sulla capacità di guida. Ricorda inoltre che l’uso personale di stupefacenti, in Italia, non costituisce reato. Da qui la richiesta al giudice di pace: accogliere l’opposizione e annullare la sospensione, ma soprattutto rimettere la questione alla Corte costituzionale. “Adesso vedremo gli sviluppi — afferma — sono certo che il giudice di pace accoglierà il nostro ricorso alla Consulta; poi saranno i giudici costituzionali a decidere su una materia tanto controversa”.


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