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economia
02.09.2025 - 21:00
Buste paga più pesanti: ci sperano in 50mila, praticamente un polesano su quattro.
La platea Il governo studia la riforma dell’Irpef: obiettivo, ridurre di uno o magari anche due punti percentuali il carico fiscale in capo al cosiddetto “ceto medio”, ovvero a chi guadagna tra i 28mila e i 60mila euro lordi annui. Una platea che in Polesine vede iscritti 49.650 contribuenti su 180.729, il 27,5% del totale. Ma il taglio delle tasse in quanti soldi in più si tradurrebbe per ognuno di questi quasi 50mila polesani? La risposta è: dipende. Sì perché il risultato del calcolo varia tra lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, e soprattutto fa registrare sensibili differenze tra chi, nella forbice tra 28 e 60mila, ha i redditi lordi più bassi (che finirebbe addirittura per rimetterci) e chi è al vertice dello scaglione.
Le simulazioni Dalle simulazioni elaborate dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, infatti, risulta che con il taglio di un punto percentuale dell’Irpef, chi guadagna 30mila euro vedrà la busta paga diminuire di 101 euro l’anno, rinunciando praticamente a 8 euro al mese; chi ne guadagna 40mila pagherà 543 euro in meno di tasse, guadagnando 45 euro e spicci sul mese medio; mentre chi guadagna 60mila euro potrà contare su 220 euro annui in più, 18 euro ogni busta paga.
Un punto in meno Ma andiamo con ordine. Se l’Irpef dovesse variare di un punto percentuale, passando dall’attuale 35% al 34%, la perdita annua sarebbe di 101 euro per chi ne guadagna 30mila e salirebbe a 145 per i contribuenti che dichiarano 35mila euro l’anno. Dai 40mila euro in su inizierebbero i benefici: 543 euro annui, come detto, per chi dichiara questa cifra, che diventano 230 euro a quota 43mila, 129 a 45mila, per risalire a 174 a 50mila, 219 per 55mila e 220 per 60mila euro.
Taglio raddoppiato Con una riduzione dell’aliquota al 33% resterebbe immutata la perdita per i contribuenti da 30mila euro, che continuerebbero a rimettercene 101 l’anno; mentre chi ne guadagna 35mila vedrebbe il proprio “malus” attestarsi a 107 euro, 38 in meno rispetto alla prima ipotesi. Guadagno netto di ben 627 euro per i redditi da 40mila; di 340 per quelli da 43mila; mentre i benefici raddoppierebbero sopra i 45mila euro dichiarati: parliamo, per le già citare fasce di reddito, di aumenti di 257, 348, 439 e 440 euro. Mica male.
Autonomi e pensionati Diverso il discorso per i lavoratori autonomi e i pensionati, che non avrebbero perdite: “bonus” di 20 euro l’anno (un euro e 66 al mese) per chi dichiara 30mila euro; 70 euro per chi ne dichiara 35mila; 120 per i redditi da 40mila; 170 per quelli da 45mila e 220 euro sopra quota 50mila. Conto esattamente doppio, per tutte le fasce, in caso di taglio Irpef di due punti.
In Polesine Nel complesso, rientrano nelle fasce di reddito citate 49.650 contribuenti polesani su 180mila complessivi, tra dipendenti, autonomi e pensionati. Il Comune con la maggiore incidenza di redditi tra i 28mila e i 60mila euro è Pontecchio Polesine con 590 contribuenti in questa fascia, pari al 35% del totale. Seguono Occhiobello con il 33,5% (3.097 persone), Rovigo con il 33,4% (13.253 persone); Arquà con il 33,2% (673 persone); Castelmassa con il 33% (1.001 persone), Polesella con il 31,4% (911 persone) e Bergantino con il 30,2% (565 persone). Tutti gli altri Comuni polesani vedono incidenze comprese tra il 20% e il 30%, con l’eccezione di Lusia dove il ceto medio rappresenta il 19,2% dei contribuenti (506 in totale); Porto Tolle con il 18,9% (1.393) e Villanova Marchesana con il 17,3% (110 persone)
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