VOCE
IL CASO
03.09.2025 - 12:03
Un ragazzo a terra, un adulto che scavalca la recinzione e sferra pugni al volto, genitori e dirigenti che accorrono per fermarlo. La partita del torneo Super Oscar a Collegno, alle porte di Torino, si è trasformata in un incubo: "Ho temuto lo uccidesse", racconta Angelo, il padre di Thomas, 13 anni, portiere finito in ospedale con il malleolo rotto e una sospetta frattura allo zigomo. Secondo la testimonianza del padre, tutto è iniziato come "una zuffa da ragazzini": uno spintone, parole di troppo, un pugno e la risposta di Thomas. "Avrebbe dovuto finire lì", dice Angelo. Invece dagli spalti un adulto, descritto come "alto due metri", ha scavalcato la recinzione e si è avventato sul tredicenne, colpendolo ripetutamente al volto mentre era a terra. Per fermarlo, riferisce il padre, sono servite "cinque o sei persone tra papà e dirigenti" che lo hanno trascinato via.
"Io, mingherlino, contro quella montagna alta due metri che prendeva a pugni mio figlio", ricorda Angelo. "Ho avuto paura che lo ammazzasse. Non era più un uomo, era fuori di sé". L’uomo parla anche dei minuti successivi: "L’ambulanza ci ha messo troppo ad arrivare. Intanto mia moglie piangeva, io non sapevo come calmare mio figlio". Poi la diagnosi: "Malleolo rotto, sospetta frattura allo zigomo. Massacrato". Il racconto, drammatico, porta con sé una domanda che il padre rivolge idealmente all’aggressore: "Cosa ti è passato per la testa? Ti rendi conto che hai massacrato un ragazzino di 13 anni?".
Oltre ai traumi fisici, resta il colpo al cuore di un tredicenne che giocava in porta. "Thomas oggi non parla volentieri di questa storia. Non so se tornerà a giocare. Ha paura", ammette il padre.
Il padre ha sporto denuncia. "So che è a piede libero. Non si è fatto vivo, non ho ricevuto scuse", afferma. Sarà l’autorità giudiziaria a valutare la posizione dell’uomo chiamato in causa e le eventuali responsabilità.
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