VOCE
veneto
03.09.2025 - 10:00
Quanto può essere “civile” un sistema sanitario se per un bisogno primario servono notti in auto e ore di coda in piedi? La domanda rimbalza dai distretti di Montebelluna e Trevignano, dove in tanti — anche ultraottantenni, persone in carrozzina e famiglie con bambini — hanno atteso fino a cinque ore per iscriversi a un nuovo medico di famiglia. A innescare il caos, il pensionamento dei medici Massimo Minni e Roberto Sartor, che ha lasciato senza assistenza circa tremila pazienti.
Le immagini raccolte dai servizi televisivi dell’emittente locale Antenna Tre Nordest raccontano file interminabili, notti trascorse in macchina e sportelli presi d’assalto. A complicare il quadro, riferiscono i cittadini, il blocco del sistema Spid per la procedura online, che ha spinto molti a riversarsi fisicamente negli uffici.
“È gestione del caos”, accusa Andrea Zanoni, consigliere regionale di Alleanza Verdi e Sinistra a Palazzo Ferro Fini. “In un paese civile la risposta a un bisogno così primario non possono essere frustrazione e liti tra persone stressate da ore di fila fatte in piedi.” Per Zanoni, quanto accaduto a Trevignano e Montebelluna non è un caso isolato, ma “l’ultimo e più eclatante episodio” di un’emergenza sanitaria denunciata “da anni”.
Il consigliere richiama episodi recenti a Canizzano, Sant’Andrea oltre il Muson e Castagnole di Paese, dove i pensionamenti dei medici hanno provocato disagi analoghi. E cita un dato che fa rumore: circa 700 mila veneti senza un medico curante. Una cifra che, se confermata, disegna un sistema sotto pressione strutturale, più che incidenti isolati.
Secondo Zanoni, l’assenza di medici di famiglia crea un imbuto che finisce per far collassare i pronto soccorso: pazienti che cercano assistenza di base in ospedale e si ritrovano in attese che possono arrivare a 10 ore. L’effetto domino, nel racconto del consigliere, è evidente: meno medicina territoriale, più carico sugli ospedali, più disservizi per tutti.
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