VOCE
IL LUTTO
04.09.2025 - 15:47
Giorgio Armani
Se il minimalismo ha avuto un volto, è stato il suo. Giorgio Armani si è spento a 91 anni, lasciando in eredità non solo un colosso della moda, ma una visione compiuta di stile e di vita. Il Gruppo Armani, che annuncia “con infinito cordoglio” la scomparsa del suo ideatore, fondatore e “instancabile motore”, racconta un addio composto: “Il Signor Armani… si è spento serenamente, circondato dai suoi cari. Infaticabile, ha lavorato fino agli ultimi giorni”. Un epilogo in linea con una carriera in cui indipendenza, rigore e sensibilità hanno dettato un canone destinato a durare.
L’ANNUNCIO E LE DISPOSIZIONI
Il comunicato del Gruppo Armani diffuso oggi (4 settembre 2025) alle 15:13 sottolinea i tratti di una leadership unica: “Negli anni Giorgio Armani ha creato una visione che dalla moda si è estesa a ogni aspetto del vivere”, guidata da “inesauribile curiosità” e da un dialogo aperto con il pubblico. L’azienda, forte di cinquant’anni di storia, rivendica quell’indipendenza di pensiero e azione che il fondatore ha elevato a cifra distintiva: “La famiglia e i dipendenti porteranno avanti il Gruppo nel rispetto e nella continuità di questi valori”. La camera ardente sarà allestita a Milano, all’Armani/Teatro di via Bergognone 59, sabato 6 e domenica 7 settembre, dalle 9 alle 18. Per volontà dello stilista, i funerali si svolgeranno in forma privata.
Nato l’11 luglio 1934 a Piacenza, Armani sogna inizialmente la medicina. Nel 1957 lascia l’università e inizia come vetrinista alla Rinascente di Milano; poi l’ingresso nell’universo di Nino Cerruti, dove si affina l’arte sartoriale e maturano le idee che cambieranno la silhouette contemporanea: giacche destrutturate, tessuti fluidi, linee morbide. La data della svolta è il 24 luglio 1975, quando con il compagno e socio Sergio Galeotti fonda l’atelier in Corso Venezia. Nel 1976 debutta il womenswear, nel 1978 arriva la licenza con GFT per l’espansione internazionale e nel 1979 nasce la Giorgio Armani Corporation.
Il 1980 sancisce il mito: Richard Gere indossa un completo Armani in American Gigolo. È un cambio di paradigma — palette neutra e costruzioni alleggerite — che si traduce, sul versante femminile, nel power suit reso iconico anche da Julia Roberts. Tra il 1996 e il 2017 Armani veste oltre un terzo dei vincitori degli Oscar: dalla musa Cate Blanchett a Michelle Yeoh, fino a Jennifer Lopez e Jodie Foster. La moda incontra il cinema e ne riscrive il codice di eleganza.
Tra anni ’80 e ’90 nascono Emporio Armani, Armani Jeans, Armani Exchange e le collezioni di underwear, occhiali e profumi. Nel 2005 il debutto dell’haute couture con Armani Privé. Strategia e coerenza: Armani non cede a compromessi, conserva il controllo del 100% della maison e costruisce un orizzonte lifestyle che dal 2010 include l’hôtellerie (la prima hotel line a Dubai, al Burj Khalifa) e retail d’eccellenza (flagship a New York). Nel 2024 celebra 90 anni e mezzo secolo di carriera con una sfilata evento al Park Avenue Armory. Il legame con lo sport è costante: firma le divise dell’Olimpica italiana e disegna per Chelsea, Inghilterra e Australia. Nel 2008 rileva l’Olimpia Milano, rafforzando il vincolo con la sua città. L’impegno civico si traduce anche in scelte nette: è tra i primi a bandire le modelle troppo magre dalle sfilate e sostiene cause ambientali e la lotta alla pandemia da Covid-19. Dal 2015 l’Armani/Silos, museo e centro culturale in via Bergognone, custodisce l’archivio di un’estetica che ha educato lo sguardo di generazioni.
Nel corso della carriera Armani riceve tra gli altri i riconoscimenti del CFDA (1983, 1987), la Légion d’Honneur (2008), il titolo di Gran Cavaliere (1987) e l’incarico di Goodwill Ambassador dell’UNHCR. Decorazioni che fotografano un’influenza trasversale: dall’economia creativa alla diplomazia culturale. Re del minimalismo, Armani ha perfezionato la grammatica dell’essenziale: sottrarre per esaltare. Cromie sobrie — bianco, nero, beige — e invenzioni diventate codice, dal ‘greige’ (tra grigio e sabbia terrosa) al ‘blu Armani’. Una visione che ha esteso i confini della moda all’abitare, al lavoro, al tempo libero, fino a rendere la semplicità sinonimo di autorevolezza.
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