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Animali sbranati: i sindaci chiedono un piano anti lupi

Otto carcasse e un capo disperso

Montello, otto capi sbranati tra Giavera e Nervesa: i sindaci chiedono un piano anti-predatori

Un confine di campagna che diventa frontiera tra uomo e natura: nelle ultime ore, tra Giavera del Montello e Nervesa della Battaglia, sono state rinvenute otto carcasse di bestiame sbranate, mentre un ulteriore capo risulta scomparso. Un episodio che riaccende i riflettori sui predatori nel Montello, dove i lupi – già avvistati negli ultimi anni, secondo cacciatori che frequentano la zona – tornano al centro del dibattito pubblico insieme alla sicurezza degli allevamenti e al fragile equilibrio dell’ecosistema.

Le segnalazioni arrivano dall’area di confine tra Giavera e Nervesa. Le modalità della predazione, riferiscono testimoni abituali del territorio, fanno presumere l’azione del lupo, specie protetta. Oltre al danno immediato per l’allevatore, l’episodio riapre la questione della coesistenza tra fauna selvatica e attività umane in un territorio agricolo e abitato.

Preoccupazione e richiesta di intervento emergono dalle amministrazioni locali. La sindaca di Nervesa della Battaglia, Mara Fontebasso, afferma: "Questo episodio non può e non deve passare sotto silenzio. Il nostro primo pensiero va all’allevatore coinvolto, che ha subito una perdita importante, frutto di anni di lavoro e sacrificio. [...] Come Sindaci siamo garanti della sicurezza dei nostri cittadini, ma non disponiamo oggi degli strumenti adeguati per affrontare simili emergenze. [...] Servono indennizzi tempestivi, misure di prevenzione efficaci e soprattutto una strategia condivisa che sappia tenere insieme tutela dell’ambiente e salvaguardia delle attività umane".

Sulla stessa linea il sindaco di Giavera del Montello, Andrea Maccari: "La possibile presenza del lupo, specie protetta, non può essere affrontata con leggerezza. [...] Vogliamo ribadire la nostra disponibilità a collaborare attivamente con Regione Veneto, ULSS, Polizia Provinciale e tutte le istituzioni competenti, nella convinzione che solo attraverso un lavoro di squadra si possano individuare soluzioni concrete ed efficaci. L’obiettivo deve essere duplice: [...] proteggere la fauna selvatica e [...] garantire sicurezza, continuità delle attività produttive e serenità alle famiglie".

Secondo quanto emerge, la crescente presenza di fauna selvatica – in particolare dei cinghiali – ha creato abbondanza di cibo, favorendo l’arrivo dei predatori e il loro progressivo avvicinamento alle zone agricole e più prossime alle abitazioni. È la catena alimentare che si riassesta, ma lo fa nel luogo dove si intrecciano lavoro agricolo, allevamento, fruizione turistica e residenza, generando timori, incertezze e nuove responsabilità per i territori.


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