VOCE
il caso
04.09.2025 - 12:34
Un autovelox
Una parola sola ha acceso un contenzioso lungo anni: omologazione. A Bologna, però, la linea si sposta. Una sentenza del Tribunale afferma che per rendere valida una multa da autovelox non serve l’omologazione dello strumento: basta l’approvazione del ministero dei Trasporti. Un “ribaltone” che rimette in discussione strategie difensive consolidate e sposta l’attenzione su un punto decisivo: chi ricorre deve provare il malfunzionamento o contestare i fatti, non limitarsi a eccepire la mancanza di omologazione.
La giudice Alessandra Cardarelli ha rigettato l’appello di un automobilista che aveva impugnato un verbale perché l’autovelox era “solo approvato” e non “omologato”. Per il Tribunale, la multa è valida: l’approvazione ministeriale è sufficiente. E chi intende opporsi deve dimostrare il malfunzionamento dell’apparecchio o contestare nel merito i fatti rilevati (luogo, velocità, modalità). Nel caso concreto, il ricorrente non aveva messo in dubbio né la funzionalità dello strumento né di aver percorso quel tratto alla velocità accertata.
La decisione poggia su una lettura combinata delle norme. L’articolo 142, che disciplina i limiti di velocità, va interpretato alla luce dell’articolo 201, che menziona esplicitamente l’uso di apparecchiature “omologate ovvero approvate”. Per la giudice, i due procedimenti — omologazione e approvazione — sono da considerarsi equivalenti ai fini della validità del rilievo. E anche ammesso che la distinzione valga, l’assenza di omologazione non basta da sola a far cadere il verbale: servono prove di errori o malfunzionamenti.
La pronuncia bolognese è l’ultimo capitolo di un confronto giuridico altalenante. Nel 2024 la Cassazione aveva stabilito che una multa elevata con autovelox approvato ma non omologato non è valida. Oggi, la sentenza di Bologna segna un cambio di passo, riconoscendo l’equivalenza dell’approvazione se non emergono vizi nei verbali. A complicare la cornice, “pochi mesi fa” il Governo ha varato un decreto attuativo che ha dichiarato automaticamente omologati gli autovelox approvati dopo il 2017, con l’obiettivo di ridurre i ricorsi. Sullo sfondo resta il tema del censimento degli apparecchi: l’ultima tornata, a maggio, ha innescato uno scontro tra il ministero dei Trasporti e l’Anci.
La sentenza rafforza la posizione degli enti che utilizzano dispositivi approvati, purché la documentazione sia in ordine e i verbali privi di errori. Resta però un’area grigia: il contrasto con l’orientamento della Cassazione del 2024 e i passaggi regolatori recenti suggeriscono che serviranno ulteriori chiarimenti per un quadro omogeneo su tutto il territorio.
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