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il caso

Spinello fumato giorni prima: restituita la patente

E la norma finisce alla Consulta

Emergenza giovanile a Pordenone: tra marijuana e alcol, un allarme che non si può ignorare

Uno spinello fumato quattro giorni prima può costare un anno senza patente? A Treviso, il giudice di pace dice: non ora. In attesa che la Corte costituzionale chiarisca la portata delle nuove norme sull’uso di stupefacenti alla guida, un automobilista di 40 anni torna a guidare grazie alla sospensiva del ritiro della licenza. Un provvedimento che, primo in Veneto e tra i pochi in Italia, potrebbe fare scuola.

Il 18 febbraio, a Villorba (Treviso), un incidente di lieve entità: una donna sbuca da una laterale senza dare la precedenza e urta l’auto di un 40enne. Danni minimi, nessuna conseguenza fisica, i due conducenti cercano persino di far defluire il traffico in attesa dei carabinieri. Invitati a rivolgersi al pronto soccorso solo se necessario, l’uomo sceglie la strada della prudenza e si sottopone a controlli.

Dagli esami del sangue e delle urine emerge una traccia esigua di cannabinoidi: 2,9 ng/ml. L’automobilista ammette di aver fumato marijuana a casa quattro giorni prima. Con le nuove regole dell’articolo 187 del Codice della strada, però, scatta in automatico il provvedimento prefettizio: ritiro della patente per un anno, notificato a fine marzo. Sul tavolo ci sono anche profili penali (decreto penale di condanna atteso, con pene fra sei mesi e un anno di arresto e ammende da 1.500 a 6.000 euro, presumibilmente verso il minimo). In udienza, il giudice di pace accoglie il ricorso depositato dall’avvocato Fabio Amadio: sospensiva del ritiro e rimessione della questione alla Corte costituzionale. Dettaglio non secondario: il test salivare in uso alle forze dell’ordine, il DrugWipe 5S, segnala positività oltre i 10 ng/ml. A 2,9 ng/ml, sostiene la difesa, quel giorno l’uomo sarebbe risultato negativo su strada.

La nuova formulazione dell’articolo 187 prevede sanzioni anche quando l’assunzione di sostanze è avvenuta nei giorni precedenti e il conducente non presenta alterazioni alla guida. Per la difesa, così si violano: il principio di proporzionalità, perché non si misura il reale stato psicofisico; il principio di legalità e determinatezza, per l’ampia discrezionalità degli accertamenti; la presunzione di innocenza, con effetti afflittivi immediati (ritiro patente) prima degli esiti definitivi. La Consulta dovrà stabilire se l’impianto regga al vaglio costituzionale.

In Italia risultano già cinque eccezioni di legittimità sul tema (Pordenone, Siena, Macerata e due in Piemonte). Quella trevigiana è la prima in Veneto e, per tempismo e contenuto, può diventare un apripista giurisprudenziale. La domanda di fondo è semplice e cruciale: basta rintracciare una traccia biologica di una sostanza, anche a distanza di giorni e sotto la soglia dei test su strada, per incidere così pesantemente sulla vita di un conducente? La risposta della Corte farà da bussola per forze dell’ordine, prefetture e tribunali.


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