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GIUBILEO 2025

Il pellegrinaggio Lgbtq passa la Porta Santa

A Roma, più di un migliaio: "Nessuno dev’essere escluso dal Vangelo"

Giubileo e volti: le persone Lgbtq entrano per la Porta Santa, tra fede, ferite e speranza

A Roma, tra la Chiesa del Gesù e il colonnato del Bernini, un pellegrinaggio che unisce preghiera, testimonianze e desiderio di casa. È il Giubileo delle persone Lgbtq, inserito nel calendario ufficiale dell’Anno Santo e promosso dall’associazione La Tenda di Gionata insieme a realtà impegnate nella pastorale inclusiva.
Venerdì 5 settembre alla Casa generalizia dei Gesuiti, in Borgo Santo Spirito, l’avvio con un incontro organizzato da Outreach (USA), cui ha partecipato il gesuita americano padre James Martin – ricevuto lunedì scorso in udienza da papa Leone XIV – e con testimonianze di cattolici Lgbtq provenienti da vari Paesi. Oggi alle 11 la Messa alla Chiesa del Gesù, presieduta da monsignor Francesco Savino, vicepresidente della CEI; alle 14.30 il raduno a Piazza Pia e la processione verso la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Attese circa mille persone. In serata, momento conviviale promosso dal Global Network of Rainbow Catholics, con cena a buffet per i pellegrini. Nonostante l’inserimento, pochi giorni fa, dell’udienza giubilare di papa Leone in piazza San Pietro, il programma è rimasto invariato.


Sul sito de La Tenda di Gionata si sono raccolte voci che danno misura dell’attesa. "Spesso ci siamo sentiti messi ai margini, con la bocca chiusa". "Ci siamo comportati come la vedova insistente della parabola: bussiamo, bussiamo ancora. A volte le porte si aprono, altre restano chiuse", racconta Innocenzo Pontillo, fisioterapista toscano e presidente de La Tenda di Gionata. Il pellegrinaggio, insiste, "non è un ghetto, ma un segno concreto di riconciliazione e rinascita. Nella Chiesa nessuno deve sentirsi ospite indesiderato". Una fotografia di un cammino lungo decenni: dagli anni Ottanta i primi gruppi di credenti Lgbtq dicevano “Ci siamo anche noi”; oggi in alcune diocesi si avviano percorsi di accompagnamento nella pastorale ordinaria. "Non è tutto risolto, ma non siamo più invisibili". Con loro entrano in San Pietro i volti di chi già serve nelle parrocchie – catechisti, ministranti, religiose e religiosi – e anche le ferite: "Penso ad Alfredo Ormando, che nel 1998 si diede fuoco in piazza San Pietro perché non riusciva a conciliare fede e identità. Cammineremo anche per lui". Il messaggio, sintetizza, è essenziale: "Nessuno dev’essere escluso dal Vangelo". 

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