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ZONA ROSSA

Dopo la rissa in centro: “Siamo sicuri, ma troppo degrado”

Gli esercenti commentano la zuffa al kebab di via Trento: “Ci sono sacche di rischio in città”

Dopo la rissa in centro: “Siamo sicuri, ma troppo degrado”

Gli esercenti commentano la rissa al kebab di via Trento: “Ci sono sacche di rischio in città”

ROVIGO - “I controlli sono costanti, le forze dell’ordine arrivano dopo un istante, ma dobbiamo abituarci a questi episodi finché ci saranno sacche di degrado e di delinquenza correlata che orbitano anche in centro città”.

Per un noto esercente del centro storico di Rovigo, che preferisce l’anonimato, bisogna “farci il callo”. Con la zona rossa “non è cambiato molto, tranne la maggiore presenza delle forze dell’ordine”, ma di fatto “assistiamo a un fenomeno di animosità tra etnie che parte dall’omicidio di piazza Matteotti e che non si è ancora placato”.

Con l’ultima zuffa in piena notte davanti al locale che vende kebab di via Trento, ritorna l’incubo dell’orrore per la morte di un ragazzo 23enne, il marocchino Amine Gara. Nella stessa zona in cui è cominciato l’alterco tra marocchini e pakistani che ha portato alla morte del ragazzo, martedì scorso in quattro erano alticci e hanno alzato le mani, oltre che il gomito.

I gestori dei locali del centro, nonostante tutto, si sentono al sicuro, o meglio, hanno tutti preso degli accorgimenti per aumentare il livello di sicurezza dei loro bar e dei loro clienti e dipendenti: chiudono quando si svuota la “piazza” o anche prima e in genere mandano via i facinorosi scremando la clientela alla base.

“Per noi Rovigo è sicura - rispondono dietro al bancone del Pedavena - solo che se non li mettono dentro non finirà più questa storia delle risse. La polizia ha le mani legate, non riescono a lavorare con le leggi che ci sono”.

La scelta del team del Coghetto è stata quella di servire la città fino all’aperitivo ma non oltre. “Noi siamo nati come caffetteria - spiega la titolare Soccorsa Littero - e quindi la scelta è stata logica, ma ci toglie anche da alcune problematiche che continuano a esserci. Il grande vulnus di via Cavour, per esempio è la sala scommesse qui a fianco che è un ‘raccoglitore’ di gente poco raccomandabile. Per due volte abbiamo dovuto chiamare i carabinieri ultimamente nel giro di due settimane. E mi hanno ammaccato anche l’auto che posteggio nella via”.

Al bar San Marco la clientela è quasi esclusivamente di stranieri e non si avverte insicurezza. Larissa serve tutti e non ha avuto mai problemi: “Sì, vedi qualche discussione in giro, ma a noi non hanno mai fatto niente. E gli stranieri che arrivano nel locale sono tutti tranquilli”.

Al Corsopolitan il gestore Rubens Pizzo ha la sua ricetta: “Le persone che possono creare rischi o essere fastidiose vanno allontanate. Da sette anni gestiamo questo locale e bisogna essere spesso duri. Quando vediamo persone non affidabili o che possono creare problemi cerchiamo di allontanarli. Sappiamo che ci sono soggetti che sono problematici e irascibili. Il locale lo fa comunque il gestore. Qui le forze dell’ordine ci sono e le pattuglie pure, continuamente e hanno una funzione deterrente”.

Per Aser Portesan, titolare del bar Nazionale, la maglia va stretta ancora un po’: “Siamo in zona rossa, ma perché non chiedere a certi locali di chiudere dopo una certa ora, come sceglie di fare la maggior parte dei locali?”.

Già, sarebbe una soluzione, ma dopo la zona rossa, l’ordinanza anti vetro e anti alcol, pure il coprifuoco sarebbe davvero un po’ troppo.

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