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Il caso

Caso B&b occupato: “Noi solo un contributo una tantum”

Il sindaco fa chiarezza: “Il Comune non c’entra, nessun accordo con la struttura”

“Solo un contributo una tantum”

Tutta la verità del sindaco Valeria Cittadin. Il primo cittadino è stata protagonista di un lungo intervento volto a “mettere i puntini sulle i”, ossia a chiarire, una volta per tutte, la posizione del Comune in merito alla spinosa vicenda della famiglia che da mesi occupa una stanza del bed&breakfast “Corte Vignazza” di Sarzano senza pagare il relativo conto.

Salita alla ribalta delle cronache nazionali lo scorso fine settimana, la questione per come è stata raccontata dal servizio andato in onda domenica su Rete 4 “da cui si evince che la colpa sia del Comune” per “non aver più continuato a pagare la presenza di questa famiglia nella struttura”, ha spinto il sindaco a fare chiarezza spiegando che le cose non stanno proprio così: “Stiamo parlando di una famiglia extracomunitaria con tre minori - esordisce Cittadin - oggetto di un’azione di intervento di supporto da parte dell’Ambito 18 attraverso un progetto di intervento che si chiama Prins (programma di inserimento sociale, ndr). Siamo a novembre 2024, l’Ambito 18 ritiene di supportare questa famiglia sfrattata, composta da due adulti e tre minori, affidandola a una cooperativa sociale che individua questa struttura ricettiva come location in cui ospitarla. Stiamo parlando di interventi emergenziali, che non si può pensare siano definitivi, ossia: la presenza di questa famiglia nella struttura deve essere a tempo determinato. E questo i gestori della struttura lo sapevano fin dall’inizio”.

Sempre a novembre, quando la famiglia tramite il Prins e la cooperativa sociale incaricata viene collocata nel b&b, il Comune eroga un contributo consistente: “La famiglia - riprende il sindaco - e, ripeto, la famiglia, non la struttura ricettiva con la quale il Comune di Rovigo non ha alcun tipo di rapporto di tipo contrattuale, chiede, come tutte le famiglie che sono protagoniste di disagi economici e residenziali, un intervento di sostegno al Comune, perché al suo interno vi sono tre minori. E il Comune proprio per i tre minori ritiene obbligatorio dare una risposta. Da subito chiariamo con i gestori della struttura ricettiva che il nostro è un sostegno alla famiglia, fatto sì per pagare la loro presenza nel b&b ma chiariamo che il supporto non può essere a tempo indeterminato ma legato alla necessità emergenziale”.

Così per i mesi di dicembre, gennaio e febbraio il Comune si accolla le spese di 3mila euro per ogni mese “per un totale di 9mila euro - puntualizza Cittadin - Dopodiché il Comune si preoccupa anche di trovare un’alternativa. Quindi propone al capofamiglia quattro soluzioni abitative alternative, non una, quattro”. Soluzioni che, però, sono state respinte, “così come pare che abbiano visto un diniego le proposte lavorative fatte al capofamiglia”.

Da qui, Cittadin parte con un affondo: “A questo punto non è un problema del Comune continuare a pagare queste risorse a questa famiglia che, mi permetto di dire, sembra non abbia voglia di incamminarsi sulla via dell’autosufficienza e dell’autonomia. E’ chiaro che è molto più comodo restare in una situazione di assistenzialismo piuttosto che tirarsi su le maniche”. Inoltre, “il Comune ha fatto già molto: 9mila euro sono stati spesi con senso di responsabilità perché ci sono tre minori. Ma adesso la responsabilità la deve dimostrare qualcun altro. In sostanza, il Comune non deve niente alla struttura ricettiva, non abbiamo mai acceso alcun contratto con loro, abbiamo dato un sostegno alla famiglia ma non abbiamo individuato noi quel luogo”.

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