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veneto
11.09.2025 - 08:21
Il tribunale di Pordenone ha messo la parola fine alla stagione dei colpi messi a segno durante il lockdown dalla cosiddetta “banda delle ruspe”: tre trasfertisti romeni sono stati condannati a pene che, sommate, sfiorano i venticinque anni di reclusione per una lunga serie di furti aggravati e rapine ai danni di aziende e distributori tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lombardia. I tre si trovano già in carcere per fatti analoghi divenuti definitivi.
Secondo la ricostruzione processuale, la banda avrebbe agito come una squadra itinerante, spostandosi rapidamente tra province e regioni per colpire nella notte e dileguarsi all’alba. Tra i centri interessati compaiono, nel Trevigiano, Quinto, Roncade e Paese; poi Carpi e l’area modenese, Montebello Vicentino, Savogna di Isonzo (Gorizia), Azzano Decimo e Caneva nel Pordenonese, Monselice e Este nel Padovano, oltre a ulteriori azioni nel Bresciano, Veronese, Bolognese, Milanese e Udinese. Altri episodi si sono verificati anche in Polesine.
La sequenza contestata si addensa tra febbraio e marzo 2021. Nelle notti del 19 e 20 febbraio la presunta “maratona” criminale tocca Azzano Decimo, dove nel cortile della “Lorenzon Fratelli” sarebbero stati sottratti una pala gommata e un furgone Mercedes, poi usati per sradicare le colonnine del denaro al distributore “Conald self”. A Caneva, poche ore dopo, sparisce una Mercedes C270 da un’abitazione privata, ritrovata in A4 all’altezza di Verona. A Quinto di Treviso, nella sede della “Dal Zilio inerti”, viene asportata un’altra pala meccanica; a Paese la stessa viene impiegata per un assalto a un distributore di benzina. Nella stessa nottata sono segnalate incursioni a Monselice e in altre località del Rodigino, mentre a Este il colpo è datato 20 febbraio 2021. Il 25 marzo 2021 l’asse si sposta in Friuli: a Manzano, alla “Traveller di Gottradis Carlo”, spariscono una Fiat 500, una Volvo e una cassa acustica; a Majano, con la Volvo appena rubata, viene infranta la vetrina del “Mio Bar” e sottratti 6 chili di tabacchi (valore 10.500 euro) e 1.500 euro in contanti.
Il tratto comune dei colpi, secondo gli atti, è l’uso di mezzi da cantiere appena rubati per sfondare barriere e colonnine dei self-service, ottimizzando tempi e via di fuga. Nel Trevigiano, durante un inseguimento a Paese, alla pattuglia dell’Arma sarebbe stata opposta una cortina fumogena creata svuotando estintori; non paghi, i fuggitivi avrebbero poi fatto rotolare gli stessi estintori sull’asfalto per rallentare l’auto di servizio. Un copione che, sempre stando alle contestazioni, si ripete a Savogna di Isonzo, dove contro la gazzella del Radiomobile vengono lanciati due estintori e due piedi di porco.
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