VOCE
rovigo
11.09.2025 - 07:31
Si è aperta lunedì la procedura autorizzatoria unica per la valutazione su approvazione e autorizzazione del progetto avanzato dalla società Ecopol per la realizzazione nell’ex inceneritore di Concadirame, su via Amendola, poi convertito in “impianto di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi prodotti da terzi mediante svolgimento di operazioni di recupero”, compresi rifiuti contenenti amianto, che si vorrebbe ora trasformare in un impianto di “recupero di rifiuti pericolosi e non pericolosi mediante trattamento termico a tecnologia desorbente”.
Il progetto per la riconversione del sito, già di proprietà della Costruzioni Dondi, che ha ottenuto nel 2006 dalla Provincia l’autorizzazione allo stoccaggio ed all’accorpamento di 6.240 tonnellate l'anno di rifiuti e nel 2016 l'Autorizzazione integrata ambientale dalla Regione, è stato avanzato a settembre 2023, quando Ecopol ha presentato alla Provincia la domanda di verifica di assoggettabilità a Via, valutazione di impatto ambientale. Solo un anno dopo, però, l’opinione pubblica ha iniziato a interessarsi della vicenda, con un vero e proprio coro di richieste di sottoposizione a Via. Decisione in capo esclusivamente alla commissione Via provinciale. Dai sindaci di Lusia, Costa di Rovigo e Villanova del Ghebbo Luca Prando, Gian Pietro Rizzatello e Mauro Verza, passando per Coldiretti e Comitati, fino ad arrivare ai circa 2.300 firmatari di una petizione poi consegnata al presidente della Provincia Enrico Ferrarese e all’allora prefetto Clemente Di Nuzzo: tutti chiedevano che il progetto fosse sottoposto a Via. E questa, lo scorso 8 gennaio, è stata la decisione della commissione Via.
Ora inizia la nuova procedura, dunque, con l’iter avviato il 20 agosto quando la Provincia ha protocollato la comunicazione di Ecopol con la domanda per l’ottenimento del Provvedimento autorizzatorio unico.
Il procedimento amministrativo è stato ufficialmente avviato l’8 settembre con la pubblicazione e l’invio della comunicazione a tutti gli enti interessati dal procedimento, come Regione, Comune di Rovigo, Arpav e Ulss 5.
Ma cosa è un impianto a “desorbimento termico”? Come si spiega negli elaborati di progetto è un trattamento, prevalentemente di terreni contaminati da fanghi e idrocarburi, come le terre di bonifica degli ex distributori di benzina, che li vaporizza grazie al passaggio in un forno che non li brucia ma li rende volatili “opera una semplice evaporazione di questi composti in un tamburo cilindrico rotante a fiamma contraria; a differenza dei trattamenti di termodistruzione, infatti, le condizioni di funzionamento (livelli di temperatura, tempi di residenza) sono tali da garantire la sola volatilizzazione degli inquinanti, senza ossidarli ne distruggerli direttamente, evitando rischi di formazione di furani o diossine. Una volta volatilizzati, i composti organici possono essere, in una fase secondaria, variamente trattati. Vengono, inoltre ossidati gli stessi inquinanti tali da renderli innocui per l’emissione ambientale”.
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