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West Nile, non è finita: un altro caso

Contagio confermato, è il sesto in Polesine

West Nile, non è finita: un altro caso

Un nuovo caso di West Nile in Polesine, il secondo a Taglio di Po dopo quello emerso a fine agosto e che aveva portato all’ordinanza urgente del sindaco Layla Marangoni “per emergenza sanitaria a seguito di caso di infezione di cluster di casi umani di infezione da virus West Nile” con la disinfestazione straordinaria in via Trieste.

Salgono così a sei i contagi accertati in provincia di Rovigo, un numero decisamente contenuto, anche in relazione ai dati delle estati passate, ma segnato purtroppo da un lutto, con il decesso dell’81enne di Castelmassa che si è spenta a sole 24 ore dalla scoperta del contagio.

A livello regionale, invece, secondo il bollettino diramato ieri, salgono a 105 i contagi complessivi, anche se per 35 casi non c’è ancora la conferma e 6 sono asintomatici individuati in donatori di sangue. Le forme neuroinvasive confermate in Veneto sono 22. Dall’ultimo bollettino nazionale, aggiornato però alla scorsa settimana, risultano 502 casi confermati in Italia, dei quali 226 nella forma neuro-invasiva, oltre la metà dei quali fra Lazio e Campania, rispettivamente 71 e 72 Campania. Oltre a questi, se ne contano 11 in Piemonte, 16 in Lombardia, uno in Friuli Venezia Giulia, uno in Puglia, uno in Liguria e uno in Sicilia, 15 in Emilia Romagna, 3 in Toscana, 2 in Molise e 2 in Basilicata, 5 in Calabria, 8 in Sardegna.

L’epicentro non è più, dunque, la pianura padano-veneta area che in passato ha fronteggiato le prime ondate di contagi. Ora, in Veneto, il problema sembra essere la chikungunya, la febbre “spaccaossa”: nel veronese sono saliti a 31 casi autoctoni dall’inizio del focolaio che interessa particolarmente la zona di Sant’Ambrogio di Valpolicella, San Pietro in Cariano e Parona.

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