VOCE
veneto
12.09.2025 - 08:45
Un bidone rifiutato nella “posizione sbagliata”, una discussione accesa e poi la violenza. A Bojon, frazione di Campolongo Maggiore, un operatore Veritas impegnato nella raccolta della plastica è stato aggredito a colpi di mazza da baseball da un uomo che protestava per un contenitore rimesso sul marciapiede dove, a suo dire, non avrebbe dovuto stare. Il lavoratore è finito in pronto soccorso con 21 giorni di prognosi. L’episodio, avvenuto mercoledì, riaccende i riflettori sul crescendo di aggressioni a chi svolge servizi essenziali a contatto con il pubblico.
Secondo quanto ricostruito, l’operatore stava completando lo svuotamento di sette bidoni quando un residente ha contestato la ricollocazione di uno di essi. Dopo un primo alterco, il lavoratore è risalito sul mezzo per proseguire il turno. Pochi minuti dopo, l’uomo è tornato brandendo una mazza, ha colpito il veicolo per costringerlo a fermarsi e ha preteso che l’addetto scendesse.
Nonostante il tentativo di alcuni passanti di frapporsi, l’aggressore ha sferrato più colpi alle gambe dell’operatore, costringendolo a ricorrere alle cure in ospedale. La raccolta non è stata completata. L’addetto, appena in grado, ha contattato i carabinieri e si appresta a sporgere querela.
"È una triste sequenza di ingiustificata brutalità a persone che lavorano - ha dichiarato Roberto Toigo, segretario generale della Uil del Veneto, collegando l’episodio di Bojon alle violenze “poche ore prima” denunciate all’ospedale di Mestre - Intollerabile: serve civiltà e responsabilità da parte di tutti». Da Veritas arriva il sostegno al dipendente. "I legali della società stanno valutando una denuncia per il danneggiamento del patrimonio aziendale e per l’interruzione di pubblico servizio", ha fatto sapere l’azienda, alla luce dei colpi inferti al mezzo e dell’impossibilità di completare il giro.
Medici, infermieri, operatori sanitari, autisti di mezzi pubblici, addetti alla raccolta rifiuti: sempre più spesso chi garantisce servizi di base diventa bersaglio di insulti, minacce e, come in questo caso, di violenza fisica. Non è “una lite di quartiere” ma un campanello d’allarme su un clima deteriorato, in cui la frustrazione sfocia in atti che mettono a rischio persone e servizi.
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