VOCE
Veneto
13.09.2025 - 11:00
Foto di repertorio
Un sedile sbagliato può costare caro. Non solo in salute: anche in tribunale. La vicenda di Andrea Fanton, ex autista con 35 anni di servizio alle spalle, segna un passaggio che potrebbe fare giurisprudenza. Il giudice del lavoro Silvia Rigon ha condannato Busitalia Veneto a risarcire 6.916 euro per una patologia al rachide lombare riconducibile all’utilizzo prolungato di sedili non ergonomici.
Secondo quanto emerge, a Fanton, da poco in pensione, è stata riconosciuta una malattia professionale legata all’uso di sedili inadeguati durante l’intera carriera alla guida. La sentenza del giudice del lavoro Silvia Rigon individua un nesso tra le condizioni ergonomiche del posto di guida e la patologia lombare sviluppata nel tempo, condannando Busitalia Veneto al pagamento di 6.916 euro a titolo di risarcimento.
La pronuncia è descritta come destinata a fare giurisprudenza: non soltanto per il riconoscimento del danno, ma per l’affermazione del principio che l’ergonomia dei mezzi non è un dettaglio, bensì un elemento essenziale della prevenzione. Un precedente di questo tipo può incidere sulle politiche del personale, sulla gestione del rischio e sugli investimenti in sicurezza da parte delle aziende del trasporto pubblico e, più in generale, dei settori in cui la postura e l’esposizione prolungata a sedili non adeguati sono parte del lavoro quotidiano.
Sedili non regolabili o privi di supporti adeguati possono favorire carichi errati sulla colonna, in particolare nella zona lombare. L’esposizione per anni a posture incongrue è un fattore che il mondo del lavoro non può più considerare “collaterale”. La tutela passa anche da scelte apparentemente semplici: qualità dei sedili, possibilità di regolazione, manutenzione, adattamenti personalizzati, fino al monitoraggio della salute dei conducenti lungo l’arco della carriera.
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