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LA SCOPERTA

Torna alla luce il “Frammento Vaticano” di Giotto

Un'incredibile occasione per vederlo dal vivo

Torna alla luce il “Frammento Vaticano” di Giotto

Dopo un restauro atteso da anni, l’unico lacerto superstite del ciclo giottesco realizzato per la basilica di San Pietro è esposto a Firenze, al museo dell’Opificio delle Pietre Dure, fino al 1° novembre. Un rientro in pubblico di portata eccezionale sul piano artistico, storico e antiquario.

L’opera, nota come “Frammento Vaticano”, riemerse all’attenzione del grande pubblico nel 2015, in occasione della mostra “Giotto, l’Italia” a Milano. Già allora gli studiosi auspicavano un intervento conservativo: a dieci anni di distanza, il restauro è stato portato a termine dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con l’esecuzione di Alberto Felici e la direzione storico-artistica di Cecilia Frosinini. Il risultato ha restituito una leggibilità significativamente superiore rispetto al passato.

Di piccole dimensioni (41×46 cm), il frammento raffigura due santi o apostoli a mezzo busto, non identificabili per la mancanza di attributi. In origine faceva parte della decorazione muraria di San Pietro, di cui oggi non resta traccia dopo i grandi lavori tra fine Cinquecento e inizio Seicento. Proprio in quegli anni il dipinto fu staccato e donato a Pietro Strozzi, segretario di papa Paolo V e canonico di San Pietro; passò poi al fiorentino Matteo Caccini, che lo espose “alla venerazione dei fedeli”. A documentare queste tappe c’è una scritta sul retro, sotto lo stemma dei Caccini con due leoni rampanti in rosso. L’opera è conservata in collezione privata da secoli.

Resta irrisolto il nodo della collocazione originaria. La presenza dei due santi suggerisce che appartenessero a una più ampia teoria di figure, forse lungo l’abside o la tribuna, secondo quanto lasciano intendere fonti e descrizioni antiche. Tutto concorre a delineare un cantiere giottesco in San Pietro di importanza e dimensioni straordinarie.

Databile tra il 1315 e il 1320, questo lacerto è più che un dipinto: una reliquia di un capolavoro perduto. Il restauro ha rimosso vecchie vernici e ridipinture, riportando in luce una cromia brillante: spiccano l’azzurro vivido della veste del santo a destra e lo splendore delle aureole dorate. Anche le fisionomie hanno recuperato intensità: una figura di profilo, l’altra di fronte, con quel realismo schietto che rimanda al linguaggio più maturo di Giotto e invita a immaginare i volti degli altri compagni scomparsi del corteo di apostoli e santi. Un piccolo frammento che riapre, oggi, una grande storia.

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