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Vespa investito e ucciso da un pirata

Caccia a una Mini guidata da una donna

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Carabinieri durante un posto di controllo

Una tranquilla mattina di fine estate si è trasformata in tragedia in via Croce Rossa, a Montegrotto (Padova). Poco dopo le 8 di sabato 13 settembre, Giovanni Bettio, 69 anni, ha perso la vita mentre viaggiava sulla sua Vespa 300. Quello che all’inizio sembrava un tipico caso di “pirata della strada” ha preso una piega inaspettata: rilievi e accertamenti hanno cambiato la prospettiva investigativa, aprendo nuovi scenari su una Mini condotta da una donna che non si è fermata.

Secondo quanto ricostruito finora, lo scooter su cui viaggiava Bettio è entrato in contatto con un’auto lungo via Croce Rossa, finendo a terra: l’impatto è stato fatale. I vigili del fuoco e i sanitari del Suem 118 sono intervenuti in pochi minuti, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. La scena, priva di telecamere stradali, ha imposto ai militari dell’Arma un lavoro metodico tra rilievi, testimonianze e verifiche sui mezzi in transito.

Bettio viveva a Terradura, frazione di Due Carrare. In pensione dopo quarant’anni di lavoro come massaggiatore all’Hotel Marconi di Montegrotto, era molto legato alla famiglia e noto per la passione per la sua Vespa e il Milan. Il dolore dei suoi cari restituisce il ritratto di un padre presente e stimato nella comunità.

Nelle prime ore si è ipotizzato che a urtare lo scooter fosse stata l’auto di un 83enne, poi rintracciato e fermato a Cervarese Santa Croce. L’uomo ha riferito ai carabinieri della compagnia di Abano che la sua vettura si trovava davanti agli altri due veicoli. Le verifiche sui danni del mezzo hanno dato riscontri coerenti: nessun segno compatibile con un impatto con lo scooter. Alla luce di rilievi e prime indagini, gli investigatori ritengono ora probabile che la Vespa abbia urtato una Mini, guidata da una donna e diretta nella stessa direzione di marcia, e che lo scooter sia poi caduto. La conducente non si è fermata e al momento è ricercata per essere ascoltata. Al momento non risultano indagati.

L’assenza di sistemi di videosorveglianza sulla strada complica il lavoro degli investigatori. Per fare piena luce, i carabinieri intendono affidarsi a perizie cinematiche in grado di ricostruire traiettorie, velocità e punti d’urto. Come spesso accade in questi casi, ogni elemento – dai segni sull’asfalto ai riscontri sui veicoli – può diventare decisivo per definire responsabilità e dinamica.


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