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La scrittrice Ginevra muore a 21 anni

Se n’è andata per osteosarcoma

il sogno interrotto di Ginevra Giacomin: la giovane scrittrice che sapeva trasformare il dolore in racconto

Ginevra Giacomin è morta a 21 anni: la giovane scrittrice, originaria di Cison di Valmarino (Treviso) è stata stroncata da un osteosarcoma diagnosticato quando aveva 19 anni. Di lei restano pagine, progetti, e un modo lucido e generoso di raccontare la malattia che l’ha resa, per molti, un riferimento.

Aveva appena terminato il suo primo romanzo, “Il sentiero di bottoni”, titolo che già promette un immaginario personale e un passo narrativo ben oltre l’età. Non era un esordio improvvisato: alcuni suoi racconti erano già usciti per Einaudi Ragazzi nell’ambito di “BookTok Orange” e sulle pagine de La Stampa. Tracce pubbliche di un talento in formazione, capace di dialogare con lettrici e lettori tradizionali e con le comunità digitali che oggi alimentano la scoperta dei libri.

C’è chi della propria fragilità fa uno schermo, e chi la trasforma in linguaggio. Ginevra apparteneva alla seconda, rarissima categoria. Viene ricordata come scrittrice, artista, persona di grande sensibilità; e, soprattutto, come una giovane autrice che ha saputo vivere e raccontare il tumore senza compiacimenti, con una sincerità che suona adulta e necessaria. Nella sua testimonianza si coglieva l’idea — semplice e potente — che la scrittura possa ancora essere una forma di cura, per chi la pratica e per chi la legge.

Il titolo non è metafora: sognava davvero di aprire una libreria. Che cosa c’è di più concreto, oggi, del desiderio di un luogo fisico in cui far incontrare storie, persone, sguardi? In quell’aspirazione si riconosceva una generazione che, oltre i numeri dei social, cerca ancora tavoli di legno, scaffali, voce viva. Un progetto sospeso, certo; ma anche un’indicazione: l’amore per i libri come mestiere e destino.

“Il sentiero di bottoni” e i racconti pubblicati — tra Einaudi Ragazzi, “BookTok Orange” e La Stampa — sono ora il lascito più prezioso. Non soltanto per il valore letterario, ma per il dialogo che aprono: verso il corpo, la paura, l’attesa, la tenacia. Non serve aggiungere altro per capirne l’importanza: quando un’autrice così giovane trova un tono, e quel tono arriva, la critica può attendere, i lettori no.


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