VOCE
L'EVENTO
15.09.2025 - 17:30
Le delegazioni presenti alla cerimonia
“262 eine unbekannte Frau” (una donna sconosciuta): è questa la frase che campeggiava nella dicitura di un corpo sepolto in una fossa comune. Sconosciuta, appunto, sorella, principessa degli italiani, in una parola, anzi, in un nome che ancora palpita nei cuori: Mafalda di Savoia.
È stato molto sentito il suo ricordo, domenica 31 agosto al Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto di Padova, nell’81esimo anniversario dalla morte avvenuta nel campo di concentramento di Buchenwald. Organizzata dalla Delegazione di Padova dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, la cerimonia, presieduta da don Fabio Artusi, ha visto una folta partecipazione, tra la quale anche la consigliera regionale, Elisa Venturini, e Orietta Busatto, già Presidente Mpv della Provincia di Treviso, stretta attorno al ricordo di un membro di casa Savoia che ha donato la vita, nel solco di una memoria viva, esempio e monito d’altruismo, sacrificio d’amore verso l’altro. Come non ricordare infatti il tentativo disperato di rivedere, noncurante dei pericoli, i figli custoditi dall’allora Cardinal Montini, poi al soglio pontifico come Paolo VI, in una “Roma città aperta” di rosselliniana memoria e turbolenta verità. Trasferita a Berlino e deportata a Buchenwald, la sua nuova casa aveva solo un numero: baracca n. 15.
Spogliata del nome, degli affetti, di una qualsiasi dignità – o parvenza di questa tuttavia pose sempre le compagne, i vicini di baracca, i tanti messi peggio di lei al primo posto, addirittura dividendo il cibo (che le arrivava in quantità maggiori rispetto agli altri essendo una sorvegliata speciale). E fu in questo modo che, tra miseri tozzi di pane nero, si moltiplicarono le attese di un popolo, di un’umanità che doveva resistere e che in lei già vedeva una flebile luce di speranza ancora viva. Le delegazioni italiane presenti, con i propri delegati, Silvano Bottin di Padova, Patrizia Nappa di Treviso, Giuseppe Salvatori di Udine e Sonia Perazzini di Verona, hanno presenziato alla santa messa in suffragio tra le navate del tempio padovano. Particolarmente sentito il momento finale della celebrazione, alla cappella della Pietà, strettamente legata alla memoria della principessa. Ai piedi della pietà bronzea, opera dello scultore Vucotich, è stato offerto un omaggio floreale unitamente a una candela in sua memoria. La cappella, dedicata a Lei e a tutte le madri che hanno sofferto per l’internamento dei loro cari, dei figli strappati troppo spesso e troppo presto alle loro braccia , è l’esempio corale di una preghiera che le Guardie d’Onore hanno voluto fare propria, ricordando ancora, 81 anni dopo, dalla sua Italia, la principessa Mafalda. “Salutatemi tutta l’Italia dalle Alpi alla Sicilia” disse, poco prima della fine.
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