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“C’è bisogno di presidi sanitari”

Il sindaco Monica Ferraccioli: “Con il piano intercomunale si lavora per attrarre aziende”

“C’è bisogno di presidi sanitari”

Castelnovo Bariano sulla Sinistra Po, custodisce una lunga storia, tradizioni e una forte identità comunitaria. Lo racconta il sindaco Monica Ferraccioli, che ha raccontato a tutto tondo il paese dell’Alto Polesine che conta 2.570 abitanti: dalla solidarietà dei cittadini alle sfide dei servizi sanitari, dalle radici culturali al futuro industriale e sociale del territorio.

Sindaco, come descriverebbe il cittadino di Castelnovo Bariano?

“E’ un cittadino molto solidale, ci si aiuta l’uno con l’altro. Questo spirito di comunità mi ha spinto a candidarmi sindaco: qui si è sempre pronti a fare qualcosa per gli altri, dal volontariato alle associazioni. Una tradizione che deriva anche dal filò, l’arte di stare insieme, ascoltare, condividere”.

Un esempio concreto di questa solidarietà?

“Ricordo l’incendio che colpì la nostra chiesa. Tutta la popolazione si mobilitò per ricostruirla, come era accaduto già nel 1929. Anche chi vive lontano, persino all’estero, mantiene un forte legame con Castelnovo e con la frazione di San Pietro Polesine, dove ogni 12 agosto celebriamo la Madonna del Voto”.

Quali sono invece le principali criticità del territorio?

“Siamo lontani dai servizi sanitari. L’ospedale di Rovigo è a 50 km, mentre per noi è più comodo Legnago. Abbiamo chiesto che almeno per le urgenze che dipendono dal tempo ci sia un riferimento più vicino. Sul fronte dei medici di base, ci sono state carenze: stiamo reagendo con iniziative come l’ambulatorio solidale, grazie a due chirurghi in pensione, e il banco farmaceutico, per distribuire gratuitamente medicinali”.

Il vostro comune conta circa 2.600 abitanti. Come vede il tema delle fusioni tra piccoli centri?

“Un’unione può portare vantaggi, ma anche rischi di marginalizzazione. Per questo deve sempre passare da un referendum popolare. L’obiettivo rimane portare più servizi possibili sul territorio, per garantire qualità della vita senza spostamenti eccessivi”.

La presenza di Amazon e altre aziende nella zona ha avuto effetti sul vostro paese?

“Le famiglie arrivate da fuori sono ben integrate. Credo che conti molto l’accoglienza che offriamo come comunità, ma anche le iniziative culturali che promuoviamo: la cultura è uno strumento fondamentale per favorire l’integrazione”.

Il Polesine spesso fatica a valorizzare le proprie risorse. Qual è il punto debole del marketing territoriale?

“Forse non crediamo abbastanza in noi stessi. Castelnovo ha 4.000 anni di storia, un museo, chiese e tradizioni che meritano di essere raccontate. Stiamo lavorando su bike tour, visite guidate, prodotti gastronomici. Inoltre faccio parte della cabina di regia del Mab Unesco: vogliamo valorizzare le nostre golene e riportare il Po al centro della vita delle comunità”.

C’è anche qui il fenomeno della fuga di cervelli e di giovani?

“Sì, molti vanno a studiare o lavorare fuori. Ma spero che, con buoni servizi e nuove opportunità, possano tornare a vivere qui. Lavoriamo anche per arricchire l’offerta educativa pomeridiana, così che crescere a Castelnovo significhi crescere bene”.

Quanto potrebbe incidere l’arrivo di nuove imprese?

“Sarebbe molto importante: più lavoro, più popolazione, più servizi. Con il piano intercomunale stiamo lavorando a un’area che possa attrarre nuove aziende, ma al momento non ci sono annunci concreti”.

E come immagina Castelnovo Bariano tra dieci anni?

“Una cittadina ridente, storica e vivace. Con artigiani e imprese locali, una comunità dove ci si conosce, ci si saluta e ci si prende cura l’uno dell’altro. Questo è il nostro valore più grande”.

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