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"Ho abusato mia figlia di 5 anni"

Il papà 26enne confessa, convalidato il carcere

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Minorenne vittima del padre acquisito

Un caso che scuote il Nordest e interpella coscienze e istituzioni: un 26enne di origine brasiliana, residente nel Bellunese, ha ammesso di aver abusato sessualmente della figlia di cinque anni. Il giudice ne ha disposto la custodia in carcere mentre proseguono le indagini. Secondo quanto riportato dalla stampa locale (Il Mattino di Padova, 17 settembre 2025), all’uomo è contestata anche la produzione e lo scambio di materiale illecito; la segnalazione agli inquirenti sarebbe partita da un’organizzazione che si occupa di scovare potenziali pedofili in rete.

Il 26enne, indicato come il padre della bambina, è al centro di un’inchiesta per gravissimi reati a sfondo sessuale. Avrebbe confessato le violenze, un elemento che ha pesato nel quadro cautelare. Il giudice ha stabilito che resti in carcere, ritenendo sussistenti i presupposti di legge (gravità indiziaria ed esigenze cautelari) in attesa dell’avanzamento delle indagini coordinate dalla procura competente. La misura detentiva, in casi di presunte violenze su minori, viene spesso adottata per scongiurare il rischio di inquinamento probatorio, di fuga o di reiterazione del reato.

A far scattare l’attenzione delle forze dell’ordine sarebbe stata una segnalazione proveniente da un’organizzazione che “dà la caccia ai pedofili”. Strutture di questo tipo, attive soprattutto online, monitorano scambi e comportamenti sospetti e inoltrano alle autorità quanto ritengono rilevante. La segnalazione è solo il punto di partenza: tocca poi alla polizia giudiziaria verificare ogni elemento con metodi forensi, raccogliere prove digitali in maniera conforme e sottoporle al vaglio della magistratura. È un passaggio decisivo per garantire la tenuta processuale delle evidenze e, soprattutto, la tutela delle persone coinvolte.

Secondo l’ipotesi accusatoria, oltre agli abusi, all’uomo viene contestata anche la produzione e la condivisione di materiale illecito. In Italia, le norme a tutela dei minori contro la violenza sessuale e la pornografia minorile prevedono pene molto severe e un robusto impianto di misure cautelari. Pur in presenza di una confessione, vale la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva: l’iter processuale dovrà stabilire responsabilità e qualificazione giuridica dei fatti, sulla base di prove acquisite in modo legittimo.


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