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SALUTE

L'accoppiata che fa bene

Lo studio di Tor Vergata sulla dieta

L'accoppiata che fa bene

Bastano quattro settimane per vedere il cambiamento. Un trial clinico, guidato dall’Università di Roma Tor Vergata, mostra che seguire una dieta mediterranea con alimenti biologici modifica in modo misurabile il microbiota intestinale, aumentando i batteri “buoni” e potenziando effetti antiinfiammatori, antiossidanti e immunomodulanti.

Il punto chiave è la qualità del cibo. La versione bio della dieta mediterranea amplifica la produzione di acidi grassi a catena corta, molecole centrali per il benessere dell’organismo, con ricadute positive su sistema immunitario, metabolismo e integrità della barriera intestinale. Si tratta del primo confronto clinico diretto tra dieta mediterranea convenzionale e biologica. Dopo una prima fase già pubblicata, il progetto entra nel secondo step e apre nuove piste sul legame tra alimentazione bio, microbiota e salute umana.

Oltre ai noti benefici ambientali dell’agricoltura biologicameno emissioni, suoli più fertili e maggiore capacità di stoccare carbonio — i dati indicano vantaggi tangibili anche per chi consuma bio, con un rafforzamento della risposta immunitaria e una riduzione degli stati infiammatori. L’effetto, a parità di dieta, risulta più marcato nelle donne.

“La combinazione mediterraneo + bio offre un effetto potenziato grazie a migliore profilo nutrizionale e assenza di residui di pesticidi e additivi sintetici, condizioni che favoriscono maggiore diversità microbica e minore infiammazione sistemica”, spiega Laura Di Renzo, direttrice della Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica di Tor Vergata, che segnala anche un incremento della capacità antiossidante plasmatica e dei fitocomposti bioattivi. La rapidità della pubblicazione, avvenuta in circa un mese, conferma l’interesse della comunità scientifica.

In Italia il bio copre il 3-4% dei consumi, contro il 10-11% della media europea. Le associazioni di settore chiedono misure per accelerare la transizione: più informazione ai cittadini, incentivi fiscali per gli acquisti bio (sul modello delle detrazioni per i farmaci), educazione alimentare e mense scolastiche orientate al biologico. Il lancio del marchio nazionale potrebbe aiutare a contrastare la disinformazione.

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