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SANITA'
19.09.2025 - 10:00
La Sardegna approva una legge sul fine vita: è la seconda regione italiana, dopo la Toscana, a dotarsi di norme specifiche sul suicidio medicalmente assistito. Il via libera è arrivato in Consiglio regionale con 32 voti favorevoli, 19 contrari e un’astensione, al termine di un confronto teso che ha evidenziato divisioni sia tra maggioranza e opposizione sia all’interno degli stessi schieramenti.
Il provvedimento sardo si ispira al modello messo a punto dall’associazione Luca Coscioni e punta a trasformare in procedure operative quanto stabilito dalla Corte costituzionale con la sentenza 242 del 2019, legata al caso di Dj Fabo. Le prestazioni sono gratuite e a carico del servizio sanitario regionale. Una commissione multidisciplinare permanente, affiancata dal comitato etico territorialmente competente, verifica la presenza dei requisiti fissati dalla Consulta: patologia irreversibile, dipendenza da trattamenti che sostengono le funzioni vitali, sofferenze fisiche o psicologiche giudicate intollerabili e piena capacità del paziente di assumere decisioni libere e consapevoli. In caso di esito positivo, il paziente potrà procedere all’auto-somministrazione del farmaco in ospedale, in hospice oppure a domicilio, sotto la supervisione di un medico della ASL.
La legge riprende anche le tempistiche definite in Toscana, per evitare ritardi e lungaggini burocratiche. Il precedente italiano è proprio la Toscana, che l’11 febbraio ha approvato la prima legge regionale in materia, anch’essa originata da una proposta di iniziativa sostenuta dall’associazione Coscioni e ricalibrata in commissione sanità per aderire ai vincoli costituzionali. In Toscana l’intero percorso deve concludersi entro 37 giorni: il paziente presenta la richiesta al direttore dell’azienda sanitaria, che attiva una commissione di sei specialisti (neurologo, psichiatra, infermiere, anestesista, psicologo e palliativista) più un esperto della patologia del paziente. La commissione ha 20 giorni per verificare i requisiti clinici e procedurali, con una possibile proroga di 5 giorni per ulteriori accertamenti. Segue il passaggio al comitato etico, che dispone di altri 7 giorni per esprimersi. In caso di parere favorevole, entro 10 giorni vengono definite le modalità dell’auto-somministrazione, che deve avvenire entro la settimana successiva.
La norma toscana prevede inoltre l’obiezione di coscienza, rendendo volontaria la partecipazione del personale sanitario. Resta il nodo delle competenze legislative: il governo ha 60 giorni per decidere un’eventuale impugnazione davanti alla Corte costituzionale, ritenendo che la materia richieda una disciplina nazionale uniforme. Dopo la Toscana, lo stesso passaggio potrebbe riguardare anche la Sardegna.
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