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La protesta

“L’oscura incognita chiamata Ats”

Fp Cgil e Uil Fpl dopo l’assemblea: “Servizi sociali a rischio”

“L’oscura incognita chiamata Ats”

Un’incognita che risponde al nome di Ats, Ambito territoriale sociale. Nei giorni scorsi, infatti, si è svolta un'assemblea partecipata con molti lavoratori presenti, in rappresentanza di tutti i Servizi Sociali del Distretto 1 che, come riferiscono i segretari di Fp Cgil e Uil Fpl Riccardo Mantovan e Cristiano Maria Pavarin “hanno espresso con forza le loro enormi preoccupazioni. Non solo per il destino del loro contratto a rischio, ma anche e soprattutto per la tenuta dei servizi a cittadini e le famiglie. Qual è il punto? La costituzione dell’Ats, una rivoluzione nell'organizzazione del settore che dovrebbe rappresentare un passo avanti nella programmazione e gestione dei servizi alla persona, che rischia seriamente di nascere con un vizio di origine per l’assenza di garanzie chiare per il personale ‘coinvolto’ e la scelta della forma giuridica di Azienda Speciale che espone a pericolosi rischi di privatizzazione. Allo stato attuale, infatti, manca un piano operativo e, a pochi mesi dall’attivazione, non è dato sapere quanti e quali lavoratori saranno coinvolti. Né quale sarà il modello gestionale. Non è chiaro se i lavoratori resteranno alle dipendenze dei Comuni o se transiteranno nel nuovo ente. Non vi è nessuna garanzia sul mantenimento dello status di dipendente pubblico con il Ccnl Enti Locali. E permane forte il timore di possibili privatizzazioni mascherate. Le lavoratrici ed i lavoratori, in questo senso, hanno espresso apertamente la propria preoccupazione. E la preoccupazione è anche nostra come organizzazioni sindacali confederali. Per noi, lo ribadiamo la soluzione migliore sarebbe stata la Convenzione tra Comuni, strumento più fisiologico, lineare e tutelante sia per il personale che per i cittadini. Questa ipotesi, tuttavia, non è stata presa in considerazione e (difficile comprenderne il motivo), si è scelto di costituire l’azienda speciale. Ovvero la forma giuridica che riteniamo con più rischi di privatizzazione e di perdita di garanzie per lavoratrici, lavoratori e utenza. Non solo, ma viste la peculiarità del nostro territorio, sarebbe stato naturale e più coerente che il Comune “capofila” fosse il Comune di Rovigo, città capoluogo, che da sola concentra forse il 70% dell’intero carico di lavoro dei Servizi Sociali del Distretto 1: dalle richieste di intervento per famiglie e minori, alle valutazioni per anziani e disabili, fino alle procedure di tutela e di inclusione sociale. Invece, forse sottovalutando il percorso che si stava intraprendendo è stato scelto come capofila il Comune di Lendinara”.

Per questo, i due sindacalisti chiedono, “copia del piano industriale dove ritrovare elementi quali organizzazione del lavoro, numero e tipologia di lavoratori che saranno coinvolti; che nell’atto costitutivo e nei successivi atti regolamentari dell’Ats venga previsto il mantenimento dello status giuridico e contrattuale della pubblica amministrazione dei dipendenti che saranno coinvolti fin da subito e delle eventuali ulteriori nuove assunzioni; al Comune di Lendinara di fare un passo indietro, di concerto con la Regione, riconsiderando la necessità che Rovigo assuma il ruolo di Comune capofila; che si riapra la possibilità di utilizzare la forma della convenzione tra Comuni; garanzie formali che la riforma non diventi uno strumento di precarizzazione o esternalizzazione; l’apertura di un tavolo tecnico permanente”.

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