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L’export polesano rallenta, ma meno

Segnali di miglioramento. L'export manifatturiero si attesta a 804,3 milioni di euro, in calo del 2,3%

L’export polesano rallenta, ma meno

Nonostante il quadro internazionale rimanga incerto e i mercati maturi non abbiano ancora ritrovato pieno slancio, la provincia di Rovigo chiude il primo semestre 2025 con un segnale incoraggiante: l’export manifatturiero si attesta a 804,3 milioni di euro, in calo del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, ma in netto miglioramento rispetto alla flessione del 6,7% registrata un anno fa. “Il segno resta negativo, ma siamo in presenza di un arretramento più contenuto - spiega Marco Campion, presidente di Confartigianato Polesine - È la dimostrazione che, pur in un periodo buio, le nostre imprese hanno saputo tenere e in alcuni comparti addirittura crescere”.

Il Veneto, nel complesso, ha esportato 38,7 miliardi di euro, con una variazione del -1,5% sul 2024 e del -4,8% sul 2023. Anche a livello regionale il segno è meno pesante rispetto a fine 2023, quando la frenata era stata più brusca, ma il dato conferma che tutte le province stanno affrontando una fase di rallentamento, seppure con intensità diverse.

Entrando nel dettaglio dei comparti, Rovigo mostra dinamiche particolarmente vivaci in alcuni segmenti. I prodotti in metallo hanno raggiunto quasi 58 milioni di euro, segnando un +34,5%, mentre l’elettronica e ottica si è portata a oltre 8 milioni, in aumento del 22,5%. Ottima la performance delle bevande, che sfiorano i 31 milioni di euro (+13,8%), e della chimica, che vale 138 milioni con un +2%. Aumentano anche le apparecchiature elettriche (quasi 16 milioni, +8,8%), la pelle e simili (oltre 19 milioni, +7,3%) e i minerali non metalliferi (31 milioni, +5,4%).

“Sono numeri che dimostrano come la manifattura polesana - fa notare Campion - stia trovando nuove traiettorie di crescita, investendo in settori a maggiore valore aggiunto e agganciando mercati dinamici in Europa e nel Medio Oriente”.

Restano invece in difficoltà i settori tradizionali. Il tessile crolla del - 53,3%, l’abbigliamento perde il - 25,6% e i mobili arretrano del 20,6%. Anche i prodotti farmaceutici registrano un pesante –22,7%, mentre la carta segna -8,7%. Persino l’alimentare, che con quasi 69 milioni di euro resta comunque il comparto più rilevante dell’export polesano, registra una contrazione del 6,4%.

A livello veneto, invece, l’alimentare cresce dell’8,5% e le bevande dell’1,8%, segno che in Polesine il potenziale c’è ma manca ancora la spinta decisiva per emergere sui mercati.

Sul fronte geografico, Germania e Francia restano i principali sbocchi, ma entrambi in calo (rispettivamente –2,3% e –6,2%). Gli Stati Uniti segnano un lieve -1,7%, mentre la Spagna cresce in maniera consistente con + 16,7%. Il dato più eclatante riguarda gli Emirati Arabi Uniti, dove l’export polesano è più che triplicato (+354%), confermando l’appeal delle produzioni locali, soprattutto in comparti come metallo e beverage, su mercati emergenti ad alta capacità di spesa. Positive anche le performance in Polonia (+7,8%), Belgio (+19,3%), Slovenia (+17,8%), Svezia (+57,8%) e Bosnia (+32,6%).

“Rovigo resta una provincia a chiara vocazione manifatturiera - commenta il presidente di Confartigianato Polesine - nonostante la flessione generale, alcuni comparti stanno crescendo con forza. Per l’agroalimentare, che con 69 milioni resta comunque il comparto più rilevante, il potenziale è enorme ma serve uno scatto in avanti: finora ha sofferto la concorrenza sui prezzi e una presenza ancora troppo timida nei mercati premium. La strada è quella di rafforzare la promozione delle eccellenze locali, puntare su qualità certificata e distintività, e legare maggiormente le produzioni al turismo e alla ristorazione di alto livello - conclude Campion - È su queste leve che possiamo trasformare la tradizione in un vero motore di sviluppo internazionale”.

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