VOCE
Sindacato
22.09.2025 - 18:59
Da sinistra: Cristian Tomasello, Riccardo Gresele e Pieralberto Colombo
Di 50 sportelli di Intesa Sanpaolo, in Polesine, ne sono rimasti 18; quelli di Monte Paschi sono passati da 26 a 7; mentre Unicredit, che ne contava una decina soltanto nell’area di Rovigo, oggi ne ha quattro in tutta la provincia. “A questo quadro si aggiunge la totale scomparsa di istituti storici come Carife, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Carige, che fino a pochi anni fa costituivano un presidio capillare”: a dirlo è la Cgil, con il segretario provinciale della Fisac Cristian Tomasello e il segretario veneto della stessa sigla Riccardo Gresele. Il quale, in veste di coordinatore veneto per il settore Bcc, sottolinea comunque il “comportamento profondamente diverso”, e virtuoso, del mondo del credito cooperativo.
Certo, anche qui c’è stata una razionalizzazione, “ma più lenta e rispettosa dei territori, dove è stata mantenuta la presenza. Le Bcc - dice Gresele - appaiono oggi come le uniche realtà bancarie che ancora si muovono in base alla logica del servizio alla comunità, senza forzare la clientela a un passaggio radicale e repentino verso modelli esclusivamente digitali”.
Completamente diversa la situazione dei grandi gruppi, che - secondo la Cgil - stanno “abbandonando il territorio” con “ricadute gravi” sia “sui lavoratori, che sono i primi a subire le conseguenze di questo ridimensionamento”, che “sulla popolazione, con la carenza di servizi essenziali colpisce in particolare le fasce più fragili”. E il segretario generale Cgil, Pieralberto Colombo, dà una visione d’insieme del problema: “Le aree periferiche e rurali, già soggette a spopolamento e impoverimento, vengono ulteriormente penalizzate, il tutto in un territorio che deve fare i conti anche con la carenza del trasporto pubblico. Ne consegue che la parte più fragile della popolazione, a partire dagli anziani tagliati fuori dall’uso del digitale, si trova sempre più in difficoltà”.
Le richieste della Cgil sono conseguenti: fermare le chiusure degli sportelli bancari in provincia, anche adottando soluzioni alternative, come le aperture ridotte; avviare un piano pubblico per garantire a tutti l’accesso ai servizi bancari essenziali; e avviare un confronto istituzionale con enti locali e Regione, per affrontare il tema “con serietà e visione”. Perché - tira le somme Colombo - “in questi anni è mancata anche una regia capace di governare questi fenomeni, e che deve riunire ora istituzioni, parti sociali e aziende per poter risolvere il problema”.
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