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CRONACA

A scuola vietati jeans strappati e gonne corte

Per 4 studenti su 5 arrivano multe e sospensioni

A scuola vietati jeans strappati e gonne corte

In Italia, la libertà di vestirsi a scuola è un privilegio per pochi: secondo una ricerca di Skuola.net, appena 1 studente su 5 può entrare in classe senza vincoli. Il resto deve attenersi a regolamenti più o meno rigidi, che in alcuni casi assomigliano a veri e propri dress code scolastici.

È il caso di un istituto di Taormina (Messina), dove già dall’anno scorso circola un volantino che illustra in dettaglio ciò che è consentito e ciò che non lo è. «Nessuno si è mai lamentato – spiega la preside –. Mi sembra ovvio che a scuola ci si debba vestire in modo decoroso».

Cosa è vietato indossare

Le regole variano da scuola a scuola, ma i divieti più diffusi riguardano:

  • gonne corte e canottiere;

  • top sportivi e tacchi a spillo;

  • jeans strappati e leggings attillati;

  • unghie finte e accessori troppo vistosi;

  • barba incolta in alcuni istituti.

Una scuola di Pisa vieta ogni tipo di pantaloncino e top, mentre a Firenze un istituto permette i bermuda al ginocchio, considerate le alte temperature di fine anno scolastico. La mancanza di aria condizionata negli edifici scolastici italiani contribuisce infatti a rendere il tema ancora più sentito.

Regole e sanzioni

Non tutte le scuole scelgono i divieti espliciti: circa il 55% degli studenti deve seguire solo raccomandazioni generiche, come “abbigliamento sobrio e ordinato”. Ma laddove le regole sono più stringenti, anche le sanzioni variano:

  • richiami verbali o note disciplinari;

  • in casi più gravi, allontanamento temporaneo dalla scuola.

Tra le motivazioni più ricorrenti citate dai dirigenti scolastici ci sono il rispetto dell’ambiente educativo, l’igiene, la sicurezza e il decoro come forma di convivenza civile.

Stop anche agli smartphone

Accanto alle norme sul vestiario, i primi giorni di scuola hanno già visto scattare le prime punizioni anche per l’uso improprio dello smartphone in classe: dalla semplice nota fino a sospensioni di tre giorni.

Il dibattito resta aperto: per molti dirigenti il dress code è garanzia di ordine e rispetto, per altri studenti è invece una limitazione alla libertà personale.

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