VOCE
DIABETE TIPO 1
23.09.2025 - 09:00
Negli ultimi anni la tecnologia di editing genetico Crispr ha già lasciato il segno: dalla cura di alcune malattie rare all’adattamento delle colture agli stress climatici, fino a esperimenti curiosi come ragnatele fluorescenti. Il traguardo più atteso resta però una patologia comune come il diabete. Un nuovo lavoro scientifico indica un avanzamento in questa direzione. Per la prima volta, un team ha impiantato in un uomo con diabete di tipo 1 cellule delle isole pancreatiche modificate con Crispr per sfuggire alla risposta immunitaria. Le cellule, prelevate da un donatore deceduto non diabetico e “ripulite” con la variante Crispr-Cas12b, sono state rese ipoimmuni, cioè poco riconoscibili dal sistema immunitario del ricevente.
L’intervento è descritto in uno studio recente sul New England Journal of Medicine. Le cellule sono state inserite nel muscolo dell’avambraccio. A 12 settimane non sono emersi segni di rigetto; un rapporto successivo dell’azienda sviluppatrice, Sana Biotechnology, indica che l’elusione immunitaria persisteva a sei mesi. Soprattutto, le cellule hanno prodotto insulina in modo proporzionato ai livelli di glucosio, senza necessità di farmaci immunosoppressori. Durante il follow-up si sono verificati quattro eventi avversi, nessuno grave o attribuito direttamente alle cellule impiantate.
Il contesto clinico è noto: nel diabete di tipo 1 il sistema immunitario distrugge le cellule pancreatiche che secernono insulina, con circa 9,5 milioni di persone coinvolte nel mondo. La strategia tradizionale di trapianto richiede immunosoppressione, con rischi di infezioni, tossicità e complicanze a lungo termine. Da qui la scelta di puntare su cellule “camuffate”. Secondo Sonja Schrepfer, professoressa al Cedars-Sinai e cofondatrice di Sana, l’obiettivo è applicare le stesse modifiche a cellule staminali: man mano che si replicano e si specializzano in produttrici di insulina, manterrebbero la caratteristica ipoimmune. Capitolo cautele: lo studio ha coinvolto un solo partecipante, con una dose cellulare ridotta e per un periodo limitato; non è stata eliminata la necessità di iniezioni di insulina. Inoltre, Nature ha riportato che alcuni gruppi indipendenti non hanno confermato in modo univoco la capacità di elusione immunitaria con il metodo impiegato. Sana ha annunciato ulteriori studi clinici. Se i risultati saranno replicati e ampliati, il trapianto di cellule ipoimmuni potrebbe aprire una nuova via nella medicina rigenerativa contro il diabete. Per ora, il segnale è incoraggiante ma ancora preliminare.
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