VOCE
PENSIONI
24.09.2025 - 15:43
Nei prossimi dieci anni lasceranno il lavoro in Italia 6 milioni e 100 mila persone e non ci saranno abbastanza giovani per sostituirle. L’allarme arriva da Natale Forlani, presidente dell’Inapp, in audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla transizione demografica.
Guardando più avanti, entro il 2060 la popolazione in età lavorativa (20-64 anni) è destinata a ridursi del 34%, con effetti su crescita, welfare e sostenibilità della spesa pubblica. Per Forlani è necessario intervenire con politiche in grado di rigenerare la forza lavoro e mettere in sicurezza la spesa sociale. In Italia 7,8 milioni di donne (15-64 anni) sono fuori dal mercato del lavoro e oltre 1,2 milioni si dichiarano disponibili a lavorare. Nel Mezzogiorno, in particolare in Campania e Sicilia, la quota di inattive disponibili supera il 23%.
All’aumentare del titolo di studio cresce la richiesta di coerenza tra competenze e retribuzioni, ma tra le inattive con figli e senza figli sono le madri a mostrare la maggiore disponibilità al compromesso.
L’80% delle donne che non lavorano né cercano lavoro nelle fasce centrali d’età indica motivi familiari: per ridurre lo scoraggiamento serve agire sul fronte della cura. “Assolutamente strategico – sottolinea Forlani – è poi il ruolo della tecnologia per l’aumento della produttività e l’investimento nel caring. Il tema della cura, ampiamente inteso, rappresenta uno snodo cruciale per rispondere a fabbisogni crescenti indotti dalla transizione demografica, ma anche per generare nuove opportunità di sviluppo economico ed occupazionale”. Nel 2026 potrebbero servire circa 5 miliardi di euro al lordo del ritorno fiscale. Con un’inflazione acquisita 2025 pari all’1,7% e una spesa previdenziale 2025 di circa 355 miliardi, l’adeguamento pieno supererebbe i 6 miliardi. Considerando il meccanismo a fasce atteso per il 2025 — 100% fino a 4 volte il minimo, 90% tra 4 e 5 volte, 75% oltre 5 volte — l’onere si ridurrebbe a circa 5 miliardi.
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