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porto tolle
24.09.2025 - 19:29
I mercati ittici del Veneto confermano la vitalità del comparto, ma alle performance positive si contrappongono le difficoltà che colpiscono la filiera, in particolare la pesca ai molluschi e la venericoltura, messe a dura prova dall’invasione del granchio blu e dalle conseguenze ambientali delle mucillagini diffuse.
Questo il quadro che emerge dal report “La pesca in Veneto 2024”, realizzato dall’osservatorio socio economico della pesca e dell’acquacoltura di Veneto Agricoltura, pubblicato sul sito dell’agenzia e capace di offrire un’analisi approfondita delle dinamiche attuali e delle prospettive future del settore ittico regionale. Secondo lo studio, nonostante le criticità, i sei mercati ittici del Veneto (Caorle, Chioggia, Pila-Porto Tolle, Porto Viro, Scardovari e Venezia) hanno registrato nel 2024 risultati superiori a quelli del 2023. In totale, sono state vendute 16.881 tonnellate di pesce locale, per un valore complessivo di 52,6 milioni di euro.
I volumi distribuiti hanno segnato un incremento del 10,2% rispetto all’anno precedente, mentre i fatturati hanno mostrato una crescita dell’8%, in controtendenza rispetto al leggero calo dei prezzi medi alla produzione, scesi dell’1,9%. A sostenere la crescita sono stati soprattutto il pesce azzurro, con un rialzo produttivo del 20% e 8.057 tonnellate vendute, e il pesce bianco, aumentato del 6,4% con 4.418 tonnellate commercializzate. I crostacei sono rimasti stabili sulle 1.200 tonnellate, mentre i molluschi hanno mostrato un lieve calo dell’1,3%, pari a 3.204 tonnellate.
Tra i mercati, Pila-Porto Tolle si conferma il principale per quantitativi venduti, con 7.390 tonnellate, seguito da Chioggia con 6.607 tonnellate: insieme hanno rappresentato quasi l’83% dell’intera produzione regionale. Al di fuori dei mercati ittici, però, la situazione si fa più complessa. Le predazioni del granchio blu, sommate agli effetti dell’anossia legata alle mucillagini, hanno determinato perdite ingenti nella pesca ai molluschi bivalve di mare: i due Consorzi veneti hanno prodotto complessivamente solo 2.827 tonnellate di vongole di mare e fasolari, registrando un calo del 25,6%.
L’acquacoltura ha subito contrazioni significative, con la miticoltura in calo del 37% e la venericoltura addirittura del 67,5% rispetto al 2023. La piscicoltura ha invece mostrato una maggiore tenuta, con un decremento limitato all’1%. La difficoltà ha colpito anche le imprese della filiera, diminuite del 9,8% rispetto all’anno precedente, mentre le attività dedicate al commercio all’ingrosso dei prodotti ittici lavorati sono rimaste invariate.
Tra le realtà più colpite, l’acquacoltura ha segnato un calo del 13%, con le piccole imprese del rodigino che hanno sofferto in particolare per la pressione del granchio blu. La flotta peschereccia veneta ha mostrato un lieve calo numerico: nel 2024 i pescherecci registrati nel Registro dell’Ue erano 653, invariati per stazza ma con una riduzione dello 0,2% della potenza dei motori.
“Il granchio blu - dichiara l’assessore regionale a caccia e pesca, Cristiano Corazzari - sta mettendo in grave difficoltà il settore della pesca ai molluschi e ciò ha evidentemente un peso importante sui numeri complessivi dell’acquacoltura veneta. Se però ci concentriamo sulle produzioni ittiche, emerge ottimismo: i rialzi produttivi di pesce azzurro e pesce bianco sono chiari segnali che il settore della pesca regionale, nonostante le difficoltà che sta incontrando in questo periodo storico, sia ancora tra i più performanti della costa adriatica. Questo è un dato molto rassicurante da cui ripartire, nell’attesa che gli strumenti messi in campo dalla Regione per fronteggiare la piaga del granchio blu producano gli effetti sperati, offrendo nuove soluzioni e opportunità al comparto”.
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