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porto viro
24.09.2025 - 19:49
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato, secondo quanto previsto dall’articolo 87 della Costituzione, quattro decreti di grazia, sui quali il Ministro della Giustizia a conclusione della prescritta istruttoria ha formulato avviso favorevole. E, uno di questi riguarda Gabriele Finotello, 34 anni, condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio del padre Giovanni, 56 anni, colpito mortalmente con un martello, il 22 febbraio 2021.
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Nella nota del Quirinale si spiega: “Nel concedere la grazia che ha estinto l’intera pena residua da espiare (pari a 4 anni e 3 mesi di reclusione) il capo dello Stato ha tenuto conto dei pareri favorevoli, formulati dal procuratore generale e dal magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato e del particolare contesto in cui è maturato l’episodio delittuoso, caratterizzato da ripetuti atti di violenza e minaccia da parte della vittima nei confronti dei propri familiari”.
Dietro a questo omicidio, un passato pesante. Il padre, infatti, aveva gravi problemi di dipendenza dall'alcol e questo, in passato lo avrebbe portato a comportamenti violenti nei confronti della moglie e dei due figli. La moglie ed il figlio minore, proprio per questo se n’erano andati di casa. Gabriele, invece, che pure aveva da poco trovato un nuovo lavoro come Oss agli Istituti polesani di Ficarolo, aveva continuato a vivere con il padre, anche perché lo voleva seguire in un percorso di disintossicazione dall'alcol. Per questo, ogni giorno, fra andare e tornare, da Ficarolo alla loro abitazione di via Siviero 50, metteva insieme quasi 150 chilometri.
E per questo, quando quel pomeriggio si è trovato davanti il padre, in quel momento disoccupato, attaccato ad una bottiglia e completamente ubriaco, lo ha rimproverato pesantemente. “Ma smettila di bere, guarda come ti sei ridotto”: più o meno una frase di questo tipo avrebbe acceso il litigio passato dalle parole alle mani. Il padre sarebbe caduto a terra e, rialzandosi, avrebbe detto la frase che ha obnubilato la mente del figlio: “Lasciami stare o ti picchio come picchiavo tua madre”. E’ in questo momento che le mani del trentenne si sono serrate sul martello e che sono stati vibrati i colpi mortali.
Almeno quattro, al busto ed alla testa. Il giovane, subito dopo essersi accorto di aver ferito gravemente il padre, non solo non ha tentato la fuga, né ha cercato di nascondere le prove di quanto avvenuto, ma ha chiamato subito il 118 perché il padre venisse soccorso e poi, dopo aver telefonato anche alla madre per dirle cosa avesse fatto, ha chiamato anche i carabinieri. Fin dai primi interrogatori Finotello ha si è sempre mostrato collaborativo, spiegando nei minimi dettagli, quasi in un film del quale fosse stato spettatore e non tragico protagonista, tutto quello che era accaduto.
In primo grado era stato condannato a 14 anni, anche perché ne era stata riconosciuta la seminfermità mentale al momento del fatto, come evidenziato anche dalla perizia che era stata affidata ad uno psichiatra forense dal Collegio. In appello la pena è stata poi ulteriormente ridotta. E ora, per lui, la grazia del presidente della Repubblica.
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