VOCE
TREVISO
25.09.2025 - 20:02
Prime note sul registro e mano ferma nei corridoi; ma dietro la porta della sala insegnanti cresce il dissenso verso il “divieto totale”. A Treviso, nell’istituto superiore Duca degli Abruzzi di via Caccianiga, i docenti stanno lavorando a una lettera indirizzata al ministero dell’Istruzione per chiedere di rivedere la messa al bando degli smartphone a scuola, estesa anche alla ricreazione e durante le gite.
Il giro di vite voluto dal ministero dall’inizio del nuovo anno scolastico ha già prodotto i primi effetti: “fioccano” le note per gli studenti delle superiori sorpresi con il telefono in mano. Al Duca degli Abruzzi, “ogni studente è chiamato a tenere il cellulare spento nel proprio zaino”, spiega Nicolò Gasparetto, professore di scienze dell’istituto. “In questa prima parte dell’anno ci sono già state delle note nei confronti di chi non ha rispettato il divieto”, aggiunge il docente. La linea è chiara: niente uso in classe, a tutela dell’attenzione e dell’ambiente di apprendimento. Parallelamente, però, cresce tra i professori la richiesta di una correzione di rotta. Nel documento in preparazione, l’istanza è netta: no al bando totale dei cellulari, soprattutto negli spazi e nei tempi informali della vita scolastica, come l’intervallo o le uscite didattiche. Argomento di fondo: uno smartphone, se ben regolamentato, può essere anche uno strumento. Dalla consultazione di materiali digitali all’uso di app per l’orientamento durante le escursioni, fino alle attività documentali nelle visite d’istruzione: proibire sempre e ovunque rischia di negare opportunità di apprendimento e responsabilizzazione.
Se la sanzione più immediata resta la nota disciplinare, l’idea di sequestrare i dispositivi per poi restituirli ai genitori spacca il fronte. “Secondo alcuni le scuole non hanno il potere di sequestrare nulla”, è l’obiezione che circola tra i corridoi. E le stesse disposizioni ministeriali, ad oggi, non hanno sciolto il nodo delle procedure operative, lasciando dirigenti e consigli di istituto in una terra di mezzo normativa. L’effetto? Regole applicate con prudenza, per evitare contenziosi e scivoloni amministrativi.
Il dato che sorprende è un altro: secondo quanto riportato, quasi il 90% degli studenti apprezzerebbe la decisione del ministro Valditara di vietare i telefoni in classe.
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