VOCE
SPRECO ALIMENTARE
27.09.2025 - 09:00
L’ultima rilevazione dell’Osservatorio internazionale Waste Watcher della Campagna Spreco Zero, presentata a Roma il 25 settembre in vista della VI Giornata mondiale sulla consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari (29 settembre), evidenzia come questi fattori stiano rimodellando il rapporto degli italiani con il cibo, incidendo su acquisti, abitudini domestiche e percezione della sostenibilità.
L’instabilità internazionale — dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente alle frizioni nei commerci — si riflette sul carrello: il 37% privilegia prodotti Made in Italy, mentre un ulteriore 22% predilige il chilometro zero e il locale. È una scelta di rassicurazione, qualità percepita e sostegno all’economia nazionale. Solo il 10% continua a puntare sui prodotti più economici a prescindere dall’origine, e il 20% non ha modificato le proprie consuetudini d’acquisto. In un contesto globale incerto, il cibo assume anche un valore identitario e territoriale.
Le differenze generazionali e geografiche sono marcate: i 35–44enni e gli over 64, insieme ai residenti del Centro e del Sud, sono i più propensi a preferire l’origine italiana.
Guerre e crisi climatica non hanno indebolito l’attenzione alla sostenibilità: il 29% dichiara di aver rafforzato il proprio impegno ambientale, un altro 37% lo ha mantenuto elevato, solo il 2% segnala un calo e il 10% non coglie relazioni tra conflitti e ambiente. La sensibilità “verde” appare dunque radicata, sebbene non sempre si traduca in azioni concrete.
L’estate 2025, tra le più calde mai registrate, ha influito sulle modalità di consumo e gestione degli alimenti. Il 45% ha consumato prima i prodotti più deperibili per ridurre il rischio di deterioramento; il 27% ha adottato misure preventive come porzionamento e surgelazione; il 21% ha scelto di acquistare più spesso, mantenendo scorte più contenute. Queste scelte rivelano una notevole capacità di adattamento, ma anche la vulnerabilità delle famiglie di fronte agli effetti tangibili della crisi climatica.
Il legame tra cambiamento climatico e scelte di consumo è riconosciuto da metà della popolazione: il 50% ha modificato gli acquisti per privilegiare prodotti sostenibili. Un 33% resta alla sola consapevolezza senza cambiare comportamenti, mentre il 17% non percepisce alcuna connessione tra cambiamento climatico e temperature anomale. Ne risulta una società a due velocità: da un lato una quota rilevante integra la sostenibilità nei consumi, dall’altro persiste una fascia ferma o scettica, a conferma della necessità di rafforzare interventi educativi e campagne di sensibilizzazione.
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