VOCE
VERONA
27.09.2025 - 12:00
Dopo una lunga vicenda giudiziaria avviata nel 2025, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha accolto il ricorso della LAV e ha annullato il rinnovo dell’autorizzazione agli studi di tossicologia generale su 800 beagle presso la sede veronese di Aptuit. L’azienda era già finita sotto indagine e, su disposizione della Procura di Verona, alcuni animali erano stati sequestrati. La LAV ha ricordato che il provvedimento odierno arriva dopo l’impugnazione, presentata dall’associazione nel dicembre 2022, del primo rinnovo dell’autorizzazione, che in origine consentiva l’impiego di 1.600 cani in cinque anni, poi prorogato dal Ministero della Salute.
Il tutto nonostante un procedimento penale a carico dell’ex amministratore delegato di Aptuit e di due veterinarie della società; secondo LAV, di recente il primo avrebbe chiesto il patteggiamento a 4 mesi, mentre le due professioniste la messa alla prova. Secondo l’associazione, i cani sarebbero stati sottoposti a iniezioni o somministrazioni forzate di diverse molecole a dosaggi variabili per valutarne la tossicità, oltre a decine di prelievi ematici, anche più volte al giorno, con potenziali conseguenze come dolore, nausea, ulcere, collasso venoso e alterazioni del comportamento. Nella sentenza, il TAR ha rilevato che, pur essendo stato concesso il rinnovo dal Consiglio Superiore di Sanità per conto del Ministero per “giustificati motivi di necessità”, tali motivi non risultano concretamente esplicitati. Il Tribunale ha precisato che non può essere sufficiente il generico obiettivo di sviluppare e registrare nuovi farmaci, altrimenti le autorizzazioni sarebbero sempre ammissibili, in contrasto con la normativa che impone particolare cautela nell’uso dei cani. La decisione richiama inoltre la mancata considerazione, da parte dell’amministrazione competente, degli esiti degli accertamenti penali e della consulenza disposta dal Consiglio di Stato. A fronte delle numerose irregolarità riscontrate dal verificatore e già emerse nelle indagini, il Ministero non avrebbe svolto un’istruttoria specifica, ritenendo invece che fosse tutto regolare e consentendo la prosecuzione delle attività. Per LAV, la pronuncia chiarisce l’assenza dei presupposti per il rinnovo: l’adempimento di requisiti normativi non può trasformarsi in autorizzazioni “automatiche”, specie per specie protette come i cani.
L’associazione sollecita le autorità a non usare linee guida internazionali e farmacopee come giustificazione generalizzata, ma a promuoverne l’aggiornamento alla luce dei progressi scientifici, nel rispetto della direttiva che privilegia la tutela degli animali e l’adozione di metodi alternativi. LAV annuncia che difenderà questo risultato per mettere definitivamente al riparo i cani da ulteriori test e invita il Ministero della Salute a evitare il coinvolgimento di altri animali. La replica di Aptuit è di segno opposto. L’azienda ha dichiarato di aver accolto con sgomento la decisione del TAR, che comporta l’annullamento dell’autorizzazione ministeriale e il blocco degli studi in corso, necessari — sottolinea — a verificare la sicurezza dei nuovi farmaci prima della somministrazione ai pazienti, come richiesto dalla legge. Secondo la società, il verdetto mette a rischio terapie potenziali per migliaia di persone affette da patologie gravi, tra cui malattie neurodegenerative, oncologiche e rare. L’amministratrice delegata, Maria Pilla, ha definito la scelta “incomprensibile”, ritenendo che penalizzi la ricerca e la competitività del Paese. Aptuit ribadisce infine il proprio impegno a operare nel rispetto delle norme e dell’etica.
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