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Il festival

Emozioni in movimento al Censer

Con “Le stanze della danza” uno spaccato sui linguaggi contemporanei e sulle nuove compagnie

Emozioni in movimento al Censer

Con “Le stanze della danza” uno spaccato sui linguaggi contemporanei e sulle nuove compagnie

Le emozioni più intense, quelle che arrivano senza annunciarsi, veicolate dal linguaggio dei corpi che emanano umanità. Si è aperto così il nuovo festival “Le stanze della danza”, “vetrina sulla danza contemporanea, che serve a diminuire la distanza col pubblico”, come spiegato dal direttore artistico Claudio Ronda, presentando la manifestazione. Questo il mood del festival che diversamente da quanto annunciato, non si è aperto nella cornice della Rotonda, ma allo Spazio Fabula saltica, al Censer, a causa del meteo incerto e del selciato bagnato.

La coreografia di apertura è stata “Romantica”, lavoro collettivo della Compagnia Bellanda, dove si fonde la formazione breakdance di Giovanni Leonarduzzi e la ricerca di linguaggio di Lia Latini, con i giovani talenti di Arianna Silvestri e Vittoria Facci. Il rapporto complesso tra due sorelle viene rappresentato con intrecci di corpi, mani e piedi che ora si muovono all’unisono, ora diventano completamente dissonanti. Un groviglio di emozioni, di amicizia, ma anche di conflitto. Le danzatrici lavorano molto a terra, quasi una pesantezza dei sentimenti; l’una prigioniera dell’altra, ma anche l’una che aiuta l’altra nel processo di autoderminazione. Le musiche oniriche e ossessive di Babacane creano una coinvolgente atmosfera. “Lost solos” è stata la performance della compagnia Atacama, il volo di un uccello solitario, che si distacca dallo stormo e sperimenta nuove andature. La metafora di molte esistenze umane. Una coreografia di Patrizia Cavola e Ivan Truol con una super atletica Valeria Loprieno ad interpretare un volo a volte drammatico, a volte libero, ma sempre appagate.

A chiudere la “stanza” pomeridiana del festival di danza, “In equilibrio” della compagnia sarda “Danza estemporada”, straordinaria performance ambientata in una clinica medica nella quale viene fornito un braccialetto da ricovero recante una frase che vuole essere medicina per la guarigione sociale. I danzatori prendono vita sullo spazio scenico per concludere “la degenza” con lo spettacolo dal vivo che li accompagna verso l’uscita e, contemporaneamente, verso l’entrata nel mondo reale, in un nuovo equilibrio.

In serata il festival ha regalato altre emozioni con le performance di compagnie sempre in evoluzione nel linguaggio della danza.

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