VOCE
porto viro
29.09.2025 - 16:51
“Un rifugio sicuro e un faro nel buio”. E’ così che l’assessore comunale di Porto Viro Marialaura Tessarin ha definito lo Sportello Sos Donna di Porto Viro, attivo dal 2019, gestito dalle volontarie e dai volontari di Altoditerra e che proprio in questi giorni festeggia il compimento del sesto anno di vita. Un anniversario celebrato in Comune a Porto Viro, nella mattinata di lunedì 29 settembre.
“Lo sportello – ha proseguito Tessarin – non è solo un servizio, ma un fondamentale presidio di ascolto, accompagnamento e protezione per donne vittima di violenza. Un grande progetto nato dalla voglia di fare qualcosa e fare qualcosa qui, in Bassopolesine. Voglio sottolineare che il personale è completamente volontario, professioniste e professionisti che si sono sempre attivate con prontezza e creatività, gestendo spesso situazioni veramente drammatiche. E’ stato fatto tanto, in questi anni, ma è fondamentale che questo messaggio continui a circolare, perché ogni donna deve capire che non è da sola e che nessuno può affrontare la lotta contro la violenza di genere da solo”.
“La buona amministrazione – detto da parte sua il prefetto Franca Tancredi - si vede anche da come vengono gestiti i servizi sociali. La apertura di uno sportello che compie sei anni è un punto di onore per il Comune, ogni mattina leggo il mattinale, ossia il resoconto fatto dalle forze dell’ordine di quanto avvenuto nelle ultime 24 ore, e mi rendo conto che c'è un numero elevato di segnalazioni di violenze di genere, anche se spesso non si traducono in denunce”.
Presente anche l’assessore comunale ai Servizi sociali Giovanni Siviero, che ha sottolineato la sinergia e la perfetta collaborazione esistente tra Sportello, servizi sociali e forze dell’ordine, che ha consentito di affrontare anche le emergenze più improvvise e drammatiche. Da parte sua, il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Edoardo Campora, ha posto l’accento sullo sforzo, in termini di formazione e acquisizione di nuove competenze e sensibilità, che tutto il personale sta compiendo per essere in grado di fronteggiare la violenza di genere in maniera sempre più efficace.
Parola quindi a Giorgia Fonsatti, responsabile di Adriatic Lng, società che supporta in maniera determinante l’attività sia dello Sportello che di Altoditerra, che ha confermato l’appoggio a questa importante realtà. “Continuiamo ad essere al vostro fianco per questo motivo – ha detto - nessuna donna va lasciata sola, accompagnarle e incentivarle a denunciare è fondamentale, così come lavorare sulla educazione dei ragazzi per cambiare la cultura contro la quale oggi ci battiamo”.
“Due casi di violenza al mese, questi i numeri attuali dello Sportello, non sono pochi – ha detto la presidente di Altoditerra Anna Osti, avvocato penalista - Se ci sono dei dati in aumento significa che qualcosa di meglio si potrebbe fare. Gli strumenti giuridici ci sono e sono all'avanguardia. L'insuccesso sta nel fatto che non riusciamo a incidere più di tanto sulla prevenzione. Per noi l’insuccesso è rappresentato dal fatto di vedere che queste donne arrivano a denunciare senza avere un quadro completo di quanto accadrà poi loro, di che sistemazione troveranno, di che futuro potranno avere, nell’immediato. Spesso, in concreto, non sappiamo dove sistemare coloro che lasciano la loro abitazione. Tra l’altro, si dovrebbe finalmente arrivare al punto per cui dovrebbe essere chi maltratta ad andarsene, non la vittima”. C’è, insomma, ancora molto da fare, soprattutto per la fase successiva alla denuncia, in termini di protezione, garanzia di chances e di opportunità alle donne che scelgono di denunciare.
L’avvocato Monica Mischiatti, da parte sua, volontaria di Altoditerra, ha posto l’accento anche sull’aspetto “civilistico” della violenza di genere e della maniera di uscirne, sottolineando come vi siano istituti dei quali è fondamentale avere contezza, quando si compie una scelta di questo tipo, come la separazione, l’assegno di mantenimento e altri, passaggi che è necessario conoscere, anche per uscire finalmente da una condizione di sudditanza economica.
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