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SALUTE

Doccia, quando è meglio farla?

Due abitudini a confronto

Due abitudini a confronto

La doccia rimuove sporco, sudore e sebo, insieme a inquinanti, polvere e polline che si accumulano durante il giorno. Se non ci si lava prima di coricarsi, questi residui finiscono inevitabilmente su lenzuola e federe. La pelle ospita inoltre tra diecimila e un milione di batteri per centimetro quadrato, che si nutrono del sebo. Da qui l’idea che lavarsi la sera sia più igienico. La realtà, però, è meno lineare.

Anche facendo la doccia di sera, durante la notte si suda (fino a mezzo litro) e si perdono 50 mila o più cellule cutanee, cibo perfetto per gli acari della polvere. I vantaggi dell’igiene serale valgono davvero solo se la biancheria da letto viene lavata con regolarità. Nel sonno si crea inoltre un microclima caldo-umido che favorisce la proliferazione dei batteri cutanei e può lasciare al risveglio un lieve odore sgradevole.

Batteri e microrganismi possono sopravvivere su cuscini, piumoni e lenzuola per settimane; anche acari e funghi si accumulano, specialmente sui cuscini. Chi ha un sistema immunitario sano di solito se la cava, ma fino al 76% delle persone con asma grave è allergico ad almeno una specie fungina. L’esposizione prolungata può contribuire a problemi polmonari in soggetti con tubercolosi o patologie respiratorie legate al fumo.

Lavare spesso le lenzuola può essere più importante del momento della doccia: fare la doccia e poi dormire su biancheria non cambiata per settimane porta comunque a un accumulo di batteri, sporco e acari. Nel lungo periodo, le secrezioni degli acari aumentano il rischio di allergie e, se si è sensibili a pollini o altri allergeni, la biancheria non lavata peggiora i sintomi. Dormire regolarmente su lenzuola sporche può anche favorire infezioni cutanee, sebbene le prove non siano definitive.

Una doccia o un bagno caldo di circa 10 minuti, fatti un’ora o due prima di andare a letto, riducono in modo significativo il tempo necessario per addormentarsi, secondo il confronto di 13 studi. Il ciclo di riscaldamento e successivo raffreddamento del corpo potrebbe agire come segnale circadiano che prepara al sonno, ma servono ulteriori conferme.

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