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"Questa sanità non è più per tutti"

Impressionanti i dati emersi nel corso dell'incontro promosso dal Pd

Una sanità pubblica, quella Veneta, che cerca di presentarsi come di eccellenza assoluta, ma che in realtà è caratterizzata da ridotta accessibilità ed equità per i cittadini: basti pensare che, a oggi, il tempo medio di attesa per una operazione di cataratta è di un anno, mentre in altri paesi europei è di due settimane; allo stesso modo, se in Puglia c’è un medico di medicina generale, o medico di famiglia che dir si voglia, per ogni 900 abitanti, nel Veneto dalla sanità “eccellente” se ne conta uno ogni 1800 abitanti. Con il risultato che i cittadini, privi di un riferimento certo sul territorio, per essere visitati si riversano nei pronto soccorso, intasandoli.

Sono alcuni dei dati e delle informazioni, allarmanti, che il senatore Andrea Crisanti ha comunicato al pubblico che, nella serata di lunedì 29 settembre, è intervenuto nella sala civica XXV Aprile di Gaiba, per prendere parte all’incontro “Sanità pubblica e servizi territoriali – Le proposte del Partito Democratico”. Alla presenza anche dell’onorevole Nadia Romeo, deputato del Pd, rodigina, sono anche stati presentati i candidati consiglieri del Pd alle ormai prossime elezioni regionali: Stefano Borile, Emanuela Pizzardo, Nicola Zanca e Angelo Zanellato. A completare la cinquina del Pd, Michela Valentini, assente alla serata per motivi di salute.

Per tutti loro, come per il Pd a livello regionale e nazionale, la natura pubblica del Servizio sanitario nazionale è una priorità assoluta. Del resto, il quadro dipinto dal senatore Crisanti della situazione della sanità pubblica in Veneto e in Italia è allarmante.

“L’efficienza di un sistema sanitario – ha spiegato – si valuta su due criteri: la accessibilità e la equità. La accessibilità viene misurata in base al tempo che passa tra una prescrizione e l’erogazione del servizio, o tra la diagnosi e l’effettuazione della terapia. A questo proposito, se in Italia per una operazione oculistica di cataratta si resta in attesa per un anno, in Inghilterra questa avviene entro due settimane. Quindi, il capitolo equità, ossia la variazione della accessibilità a seconda del reddito del paziente e della sua zona di residenza all’interno del Paese. Oggi vediamo che al Sud l’aspettativa di vita è di due anni inferiore e che al Nord, invece, la accessibilità dei servizi è direttamente proporzionale al reddito del paziente”.
Quindi, una carrellata dedicata al rapporto tra sanità pubblica e sanità privata, con l’Italia che – ha spiegato Crisanti – è il Paese, dopo gli Usa, nel quale gli operatori privati hanno un peso maggiore all’interno del Servizio sanitario. Su una spesa sanitaria di 144 miliardi destinata al Servizio sanitario nazionale, il 20% va alle strutture private accreditate.

Ossia quelle strutture che non sono pubbliche, ma erogano servizi per conto del pubblico, veneto poi rimborsate dal Servizio sanitario nazionale. “Si potrebbe pensare che tutto funzioni bene, visto che alla fine il cittadino è comunque ‘coperto, in termini di costi – ha detto Crisanti – Ma non è così. Questi operatori, infatti, sono molto ‘attenti’ a riservare per sé le prestazioni più remunerative e meno rischiose, mentre scaricano sul pubblico le emergenze, i rischi e la gestione dei casi maggiormente complessi. Pensiamo a un reparto di Rianimazione, che ha costi enormi: in questo caso si ricorre sempre al pubblico, così come, per esempio, per la Patologia neonatale”.

Un rapporto, insomma, fortemente squilibrato, col Servizio sanitario nazionale che, tra l’altro, ogni anno garantisce un reddito certo, fissando un determinato livello di budget, per gli operatori privati accreditati che, quindi, non hanno di fatto rischio di impresa, si assicurano le prestazioni più remunerative e “lasciano” quelle più complesse, costose o rischiose al pubblico.
Pubblico che, ha chiuso Crisanti, si trova anche a dovere gestire una allarmante situazione del personale, che non viene minimamente valorizzato. “Gli stipendi degli operatori sanitari – ha detto il senatore Pd – sono fermi, di fatto, da 20 anni, con una perdita di potere d’acquisto complessivo del 30 – 40%”.
Siamo, insomma, in piena emergenza.

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