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IL CONVEGNO

“Clima, ci resta solo che adattarci”

Salvan di Coldiretti: “Investire sulla rigenerazione della sostanza organica nei suoli agricoli”

“Clima, ci resta solo che adattarci”

“Dal 2015 ad oggi l'incremento degli eventi estremi è stato del 485%”. Tra dati alla mano sempre più inquietanti, conseguenze ormai certi e un bilancio di conseguenze problematico, l’unica mossa che può ancora fare “scaccomatto” ai cambiamenti climatici è solo una: l’adattamento. E’ con questa certezza che si è chiuso l’evento “Rischio idrologico e geologico: quali prospettive di adattamento al cambiamento climatico?” svoltosi ieri all’urban digital center di via Badaloni.

Tanti i presenti per la giornata di studi organizzata scientificamente dal “Critical” (centro studi sugli impatti dei cambiamenti climatici dell’Università di Padova) in collaborazione con i dipartimenti di ingegneria civile, edile e ambientale, geoscienze, territorio e sistemi agro-forestali sempre dell’ateneo patavino. Cuore della mattinata, la tavola rotonda con Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all'ambiente e alla Protezione Civile, Andrea Colombo dell’autorità di bacino distrettuale del fiume Po, Antonio Urbano dell’associazione nazionale Bonifiche Italiane, Monica Manto, presidente di Viveracqua, e Carlo Salvan, presidente regionale Coldiretti Veneto.

“Stiamo registrando continui record, nuove eccezionalità che vanno a sommarsi e a battere tutte le precedenti verificatesi prima, come nel caso dei nubifragi dell’anno scorso a Nervesa della Battaglia, e, visto che siamo in Polesine, a Badia proprio non troppi giorni fa. Tutto questo conferma che stiamo registrando effetti violenti e sistematici. È innegabile. Perciò ci stiamo attrezzando puntando su specializzazione, sul rapporto con il mondo universitario, con il centro competenza multi rischio di UniPd” ha esordito Bottacin segnalando: “Concretamente bisogna ragionare sulle reti di smaltimento delle acque meteoriche, dobbiamo evitare in particolare le tracimazioni e il crollo arginale”.

E su questo filone ha aggiunto Manto: “ Dobbiamo adattarci ai cambiamenti climatici. Il Polesine ha subito eventi fortemente impattanti, delle bombe d'acqua degli ultimi giorni, ma ricordiamo anche l'evento di Vaia nel 2018 e la crisi siccitosa del 2022. Per noi è fondamentale avere dei criteri solidi, sia per dimensionare diversamente le fognature miste, che per pianificare in un lungo periodo invece le opere acquedottistiche sulle ci approvvigioniamo”. Focus sul mondo agricolo, con l’intervento di Salvan: “Possediamo una capacità, forse poco nota, di assorbire la piovosità. Il suolo, il nostro terreno, deve smettere di essere visto solo come elemento di produzione o valore economico: può e deve diventare una leva strategica per l’adattamento climatico.” Tra le priorità concrete, ha continuato: “Dobbiamo investire sulla rigenerazione della sostanza organica nei suoli agricoli, ormai scesa sotto la soglia critica del 2%. L’agricoltura non è solo utilizzatrice d’acqua, ma anche parte attiva nel riequilibrio idrico, attraverso il ritorno alle falde e alla gestione del paesaggio.” E rilanciando il bisogno di guardare al perché di tali conseguenze climatiche, Colombo ha ricordato le violente modifiche al territorio negli ultimi cent’anni, riallacciandosi al focus del pomeriggio, il fiume Po: “Dobbiamo dare più spazio ai fiumi, ai processi morfologici, come a quello di rinaturazione delle zone del grande fiume, gli argini non garantiscono una difesa assoluta”.

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