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LA PROTESTA

Centinaia in piazza per dire “Pace”

Al mattino in piazza Matteotti. Nel pomeriggio sotto la prefettura. Senza disordini

“Free Palestine”, “definisci genocida” e “pace”, tanta pace. E’ andata nel migliore dei modi, senza disordini, la lunga giornata rodigina di sciopero per la Palestina, che ha coinvolto anche gli studenti e indetta dalla Cgil nazionale. Di mattina, in piazza Matteotti, si sono ritrovati circa in 200 secondo gli organizzatori. Non solo ragazzi, ma anche genitori e insegnanti. Che in un microfono aperto hanno espresso la loro indignazione e parlato di genocidio a Gaza. Tanti, va detto, gli studenti che hanno approfittato della giornata di sciopero per non andare a scuola, ma che non hanno nemmeno partecipato alla manifestazione. Una protesta che ha diviso, anche questo va detto, perché molti sono stati i commenti di chi non c’era e di chi ha definito lo sciopero “inutile e pretenzioso”.

Davanti alla prefettura di Rovigo, nel pomeriggio, altro appuntamento in sostegno alla Global Sumud Flotilla, l’iniziativa umanitaria bloccata in acque internazionali e i cui attivisti sono stati arrestati dall’esercito israeliano.

Gli organizzatori hanno contato 300 persone che hanno risposto all’appello, portando in piazza bandiere palestinesi e della pace in un clima di protesta pacifica. Tra i presenti famiglie con bambini, studenti, lavoratori e cittadini di tutte le età, uniti dal desiderio di manifestare contro il genocidio in Palestina e contro il sequestro della flottiglia solidale. Il segretario generale della Cgil di Rovigo Pieralberto Colombo e la rappresentante della Rete degli Studenti Medi sono saliti in Prefettura per consegnare un documento ufficiale sulle ragioni della mobilitazione.

Colombo ha richiamato il valore del protagonismo giovanile, “un grande segnale di impegno civile per i diritti umani, la solidarietà, la pace e la giustizia contro l’indifferenza a partire da chi ci governa”, sottolineando come “la società in meglio l’hanno sempre trasformata i giovani e gli studenti insieme al mondo del lavoro” e denunciando “l’ignobile silenzio del nostro governo” di fronte a violazioni del diritto internazionale e al mancato riconoscimento dello stato di Palestina.
Dal microfono e tra la folla si sono susseguite voci diverse ma accomunate dalla stessa urgenza: Anna Azzalin, di Mediterranea Saving Humans, ha esortato: “Non si può più stare a guardare uno sterminio in diretta streaming. E’ necessario ricordare anche la Cisgiordania, dove villaggi interi vivono sotto la pressione dei coloni israeliani. Valentina, parlando per la Rete degli Studenti Medi, ha ribadito: “Quanto accade non può essere definito una guerra ma un genocidio, gli studenti veneti da settimane occupano scuole, riempiono piazze e bloccano strade”.

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