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LA STORIA

“Questo è il lavoro più bello”

“Stare otto ore in ufficio non faceva per me. Il contatto con le persone regala sorprese”

“Questo è il lavoro più bello”

Chiara Petrone in piazza Vittorio Emanuele II

Bicicletta nera, panorami mozzafiato e una borsa tuttofare dove anche la lettera più grande è la benvenuta, specie se l’isolotto ha una sola persona che riceve posta. Bazzicano tra i bolognini di piazza Vittorio Emanuele II, le nuance del capolavoro interpretato da Troisi nel ’94. Unica differenza, ora c’è il citofono. “Drin…” (qualche attimo). “Buongiorno, sono la postina”. Scena quotidiana, tra giornali, lettere, raccomandate e insolite cartoline, e anche un caffè offerto dai volti amici che aspettano con gioia il suono del campanello come ultimo imperdibile impegno finché non scocca l’ora di pranzo. Tempi diversi, mutati ma il sentimento è lo stesso: Chiara non cambierebbe per nulla al mondo il lavoro che portò “Il postino” di Radford a guadagnarsi cinque candidature Oscar. A lei le statuette non arrivano ma il premio è un’emozione ben più grande, sempre viva, che ogni giorno si gioca tra le Torri, il Corso e il cuore della città.

Lei è Chiara Petrone, rodigina poco più che trentenne. Professione: portalettere del centro storico. Naviga sulla lunghezza d’onda dei citofoni, tra le vie più o meno strette, all’altezza di una corrispondenza che, pioggia o sole, vento o neve, deve essere consegnata. Per fortuna, tutto avviene con il sorriso, anzi, con uno sguardo che la dice lunga e vale più di una laurea magistrale in psicologia. Ha scelto le lettere, o meglio, il lavoro in Poste Italiane, una “esperienza diretta delle emozioni”, come appuntava Neruda.

“Mi sono candidata in Poste dopo la laurea e alcune esperienze lavorative che però non erano affini con quello che faceva per me. Stare in ufficio 8 ore non si confaceva ai miei interessi - spiega mentre tiene fra le mani un plico di corrispondenza da consegnare - ho scoperto il mestiere del portalettere, mi sono innamorata di questo mondo e, dopo i 12 mesi di prova, ho superato le varie graduatorie al seguito di due anni sono entrata fissa. Nonostante possa avere possibilità di fare altri lavori con la mia laurea non lo cambierei per nulla al mondo”.

Rigira le carte, i giornali e tanta posta mentre inizia il consueto giro tra voci, frenesia e un pizzico di movimento che anima il piglio del cuore rodigino. “Il bello di questo mestiere è restare a contatto con le persone - confida mentre controlla gli indirizzi e con il palmare scannerizza i codici - ma anche l’autonomia nell’organizzarmi”. Sotto lo sguardo diretto del re sabaudo e tra la colonna marciana, le operazioni di consegna avvengono frenetiche, come la mattina, del resto. Caffè e smistamenti conditi da uno zucchero dolce che è il poter incontrare le persone: “La mia giornata inizia intorno alle 8.30. Entriamo in ufficio, incaselliamo la posta del giorno, cioè secondo il percorso che dobbiamo fare. Fatto questo, prendiamo in carico raccomandate e pacchi e poi iniziamo i giri” spiega.

Ma il bello inizia proprio in ogni consegna, confida: “Mi sento molto accolta, certo, fare il giro in centro è diverso rispetto a quello in campagna o nei paesini dove i rapporti sono più diretti, ma anche qui mi reputo fortunata in tanti piccoli gesti, come il proprietario storico di un appartamento che mi aiuta a smistare la posta nel condominio, per esempio, o dà una mano a capire se i vicini sono in casa. Insomma, un contatto che regala sempre sorprese”.

Chiara si muove anche grazie a un triciclo elettrico, specie per consegnare i pacchi. “Sono sempre di più perché sta cambiamento il mondo della posta. Le cartoline iniziano a sparire o vengono sempre da famiglie abituate, me ne capitano diverse all’anno da consegnare”. Mentre completiamo le consegne, un occhio non può non cadere sui giornali tra le mani: “Tanti Il Sole 24Ore ma anche Avvenire, Famiglia Cristiana e l’immancabile Topolino. C’è sempre anche qualche lettera di vecchi amici o spasimanti, ma pudicamente non troppe”, scherza.

Nel frattempo, il giro di piazza è completo e la posta consegnata. E Chiara non nasconde il sorriso della soddisfazione, prima di rimettersi in sella al triciclo e girare le chiavi. Alla domanda sul perché consiglierebbe questo lavoro, netta è la risposta, veloce quanto lo scatto del mezzo elettrico: “Perché tutto viene ripagato, dai sacrifici inziali alla paura di non farcela a consegnare tutta la posta, nulla è impossibile, e si viene sempre aiutati”. Insomma, un giro da Oscar, e una colonna sonora che canta passione, silenziosa presenza dietro la cassetta delle lettere.

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