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"Spero che il vescovo non ce l'avesse con noi"

Il sindaco: “Servono regole e rispetto”

"Spero che il vescovo non ce l'avesse con noi"

“Voglio sperare che il vescovo con le sue parole, che sono condivisibili, non ce l’avesse con le scelte dell’amministrazione comunale, perché sono state fatte per gestire una città che deve essere governata da regole e rispetto”. Valeria Cittadin porge l’altra guancia: non entra in polemica diretta con il vescovo, anzi tende la mano. “Le sue parole - dice - sono quelle del pastore di una comunità che giustamente invita all’attenzione verso tutti. Un appello alla fratellanza che è assolutamente logico, ma che si deve tradurre prima di tutto nel rispetto. Perché non c’è fratellanza se c’è sopruso: chi uccide o distrugge non vive nella fratellanza”.

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E allora - rivendica il sindaco - “dopo quanto accaduto quest’estate in città, dopo l’omicidio del 19 luglio e anche alla luce di quanto successo poche sere fa in via Trento credo che il tema non sia quello di creare muri contro qualcuno, ma di fare delle scelte perché venga rispettata la legalità”. Chi non rispetta le regole - ha aggiunto il sindaco - “e chi compromette la tranquillità della nostra comunità, deve essere allontanato senza esitazione. Questo vale anche per chi, gestendo locali e attività, sceglie di voltarsi dall’altra parte: la sicurezza è un dovere collettivo e la collaborazione con le istituzioni è imprescindibile”. Un riferimento marcato ai fatti di via Trento.

Sabato mattina, in Rotonda, intanto, la Cittadin aveva partecipato alla Staffetta per la pace, “contro tutte le guerre, non soltanto quella di Gaza, e a cui erano presenti i rappresentanti di diverse religioni. L’ho fatto - sottolinea - con grande interesse e speranza verso una pace universale, un valore trasversale, che non deve essere appannaggio di una sola parte politica. La pace - ha detto il sindaco - non è un concetto astratto ma si costruisce ogni giorno con ciò che si pratica, in famiglia, per strada o sul lavoro. Ma la pace vera comincia nelle nostre città, nei nostri quartieri, nelle nostre relazioni quotidiane. E comincia soprattutto dal rispetto: rispetto delle persone, delle leggi, delle regole comuni e delle identità. Solo chi conosce e ama la propria identità può dialogare in modo autentico con gli altri”.

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