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"Validi pure i voti dati al cane del sindaco"

Per i giudici sono una chiara intenzione della volontà dell’elettore

"Validi pure i voti dati al cane del sindaco"

Ci sono anche tre voti a Thor e due a “Mario vigile” tra i sette che hanno decretato la vittoria di Mantovan alle elezioni comunali della scorsa primavera. Ma per il Tar, tutti quei voti sono buoni. E’ quanto emerge dalla sentenza, pubblicata dei giorni scorsi, con cui il tribunale amministrativo regionale ha rigettato il ricorso proposto da Stefano Permunian per l’annullamento della proclamazione degli eletti, sindaco compreso, così come risultati dalle elezioni di maggio.

Nel corposo ricorso, in particolare, il candidato sindaco del centrodestra lamentava come fossero stati “illegittimamente assegnati almeno 24 voti” alla lista di Mario Mantovan, sottraendone, al contempo, sette alla propria lista. Un gap di 31 voti complessivi: visto come si sono chiuse le elezioni (con la differenza di appena 7 preferenze tra i due) un diverso conteggio di quelle schede avrebbe potuto ribaltare gli esiti dell’elezione. Ma il Tar ha rigettato il ricorso, confermando dunque l’elezione a sindaco di Mantovan.

Tra le curiosità emerse dalla sentenza del Tar, anche due schede con la scritta “Mario vigile” e “circa tre” con scritto Thor. Tutti voti considerati validi e a favore di Mantovan dal Tar, che vi ha letto una chiara intenzione di voto da parte dell’elettore.

In particolare la scritta “vigile” e la dicitura “Mario vigile” - scrivono i giudici di Venezia - “non vanno intesi come segni di riconoscimento tali da condurre all’annullamento del voto ma come un rafforzativo della volontà dell’elettore di attribuire il voto al candidato sindaco”. Per il Tar, infatti, “nelle piccole realtà locali accade con frequenza che al nome del candidato venga associata, nella quotidiana vita dei consociati, la sua professione o qualifica professionale, per la quale egli è verosimilmente conosciuto da tutta la comunità”. Una manifestazione che “concorre all’identificazione del candidato” e non costituisce invece “un segno di riconoscimento del voto”.

Simile il ragionamento su Thor, rinforzato anche dal fatto - scrivono i giudici - che “l’animale domestico del candidato sindaco lo ha accompagnato nel corso della campagna elettorale, affiancandolo in varie iniziative pubbliche ed essendo in buona mostra accanto all’immagine del suo padrone nello stesso profilo social utilizzato dal candidato e visionato da miglia di follower”. Da sottolineare che i voti contestati riportavano la “x” sul simbolo della lista e la scritta “Thor” nella riga dedicata alle preferenze della stessa: preferenza ovviamente inamissibile, ma voto salvo. Così come l’elezione a sindaco.

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