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CRONACA

Google AI Mode e il futuro del web

L'intelligenza artificiale che cambia la ricerca online

Google AI Mode e il futuro del web

Google ha lanciato in Italia AI Mode, un nuovo modo di cercare informazioni: la risposta dell’intelligenza artificiale occupa la parte centrale della pagina, mentre i link ai siti web diventano secondari, servendo solo a mostrare le fonti. Il sistema utilizza la query fan-out, scomponendo le domande complesse in sottotemi e generando risposte articolate, simili a ChatGPT o Gemini.

Vantaggi e rischi
AI Mode semplifica attività complesse come confrontare prodotti o organizzare viaggi, ma comporta rischi significativi. Le “allucinazioni” degli LLM possono fornire informazioni errate, mentre la navigazione diventa meno soggettiva e più controllata dalle macchine, riducendo l’esperienza esplorativa del web.

Impatto sul mondo dell’informazione
L’adozione di AI Mode potrebbe compromettere il traffico verso i siti web: già oggi il 60% delle ricerche è “zero-click” e i click verso le pagine più visitate sono calati di circa il 35%. Ciò rischia di ridurre i guadagni degli editori e di disincentivare la creazione di contenuti online.

Verso il “machine web”
Se AI Mode diventasse dominante, il web rischia di trasformarsi in un “machine web”, una rete progettata per le macchine e non per gli utenti, dove l’informazione si fruisce solo tramite riassunti e sintesi generate dall’IA. Questo pone incognite economiche, perché i robot non cliccano pubblicità o link di affiliazione, minacciando la sostenibilità dei siti.

Possibili soluzioni
Alcuni colossi, come Amazon e OpenAI, già pagano editori per usare i loro contenuti nell’addestramento dei sistemi di IA, ma questo riguarda principalmente grandi gruppi editoriali. Una possibile soluzione futura potrebbe prevedere ricompense automatizzate in stile blockchain, per garantire la sopravvivenza del web anche in un mondo dominato dalle intelligenze artificiali.

AI Mode offre nuove possibilità di ricerca, ma rappresenta anche una sfida storica per il web come lo conosciamo, mettendo a rischio autonomia degli utenti, qualità dell’informazione e sostenibilità economica dei siti online.

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