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16.10.2025 - 18:58
L’attività degli influencer è ormai riconosciuta come una vera e propria professione, ma la sua gestione fiscale continua a essere complessa e piena di sfumature. Negli ultimi anni, le aziende hanno investito somme sempre più consistenti nelle campagne digitali, puntando su figure capaci di influenzare gusti, tendenze e decisioni d’acquisto con autenticità e vicinanza al pubblico. Gli influencer, infatti, non si limitano a promuovere prodotti, ma costruiscono narrazioni, instaurano relazioni e orientano i desideri dei consumatori, diventando elementi centrali nelle strategie di marketing moderne.
Determinare come tassare correttamente un influencer non è semplice. Le difficoltà derivano dal carattere spesso internazionale delle attività, dalla varietà delle fonti di guadagno e dalla possibilità che la residenza fiscale non sia facilmente identificabile. Chi esercita in modo continuativo e percepisce compensi superiori a 5.000 € deve aprire una partita IVA e scegliere il regime fiscale più adatto. Se il fatturato annuo non supera gli 85.000 €, si può aderire al regime forfetario, con imposta sostitutiva del 5% o del 15%. Oltre tale soglia, invece, si applicano le aliquote ordinarie dell’imposta sul reddito, comprese tra il 23% e il 43%.
Quando l’attività si fonda sulle capacità personali dell’influencer e viene svolta con una certa continuità, senza vincoli di subordinazione, i compensi rientrano nella categoria del lavoro autonomo, con obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS. Se invece l’attività è occasionale, l’iscrizione è necessaria solo oltre i 5.000 € annui di guadagni. In base alle più recenti interpretazioni dell’INPS, se l’influencer utilizza strutture organizzative, strumenti tecnici o risorse produttive per gestire la propria attività, come avviene per la pubblicità online o la gestione di spazi promozionali, si parla di reddito d’impresa. In questo caso, occorre iscriversi alla Camera di Commercio e alla Gestione IVS commercianti.
La situazione si complica ulteriormente quando i contenuti realizzati hanno natura pubblicitaria o promozionale assimilabile a quella delle produzioni artistiche o di spettacolo. In tali casi l’attività può essere equiparata a quella di attori o modelli, rendendo obbligatoria l’iscrizione al Fondo Pensioni per i Lavoratori dello Spettacolo. Restano escluse da questo regime le semplici collaborazioni pubblicitarie o i contenuti che si limitano a promuovere un prodotto senza un contributo creativo o artistico, ma l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS rimane se si superano i limiti di reddito e se l’attività è abituale.
Gli influencer che non rispettano gli obblighi fiscali rischiano conseguenze pesanti. L’omessa dichiarazione dei redditi può comportare sanzioni fino al 120% dell’imposta dovuta e, nei casi più gravi, anche denunce penali se l’importo evaso supera i 50.000 €. A rafforzare i controlli contribuisce la direttiva europea DAC7, che obbliga le piattaforme digitali come Google, Twitch e OnlyFans a comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati di chi, in un anno, supera 2.000 € di compensi lordi o effettua più di 30 transazioni.
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