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UNIVERSITA'

Tasse salate in nove atenei italiani

Quali sono quelli che fanno pagare troppo

Quali sono quelli che fanno pagare troppo

Alcuni atenei pubblici italiani chiedono tasse universitarie superiori ai limiti stabiliti dalla legge. Lo ha rilevato il Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha inviato una comunicazione ufficiale ai rettori dopo un controllo nazionale. Dall’indagine è emerso che nove università hanno superato il tetto massimo previsto, incassando fino al quindici per cento in più rispetto alla soglia consentita. La normativa impone che le entrate provenienti dalle tasse studentesche non oltrepassino il venti per cento dei finanziamenti statali erogati tramite il Fondo di finanziamento ordinario, un principio introdotto nel 1997 per mantenere un equilibrio tra gli atenei indipendentemente dal territorio o dal numero di iscritti.

Un caso analogo era già scoppiato nel 2024, quando l’Università di Torino era stata obbligata dal Consiglio di Stato a restituire trentanove milioni di euro per aver applicato tariffe oltre i limiti. Allora l’associazione studentesca Udu aveva segnalato irregolarità anche in altri istituti, ipotesi oggi confermata dai nuovi dati ministeriali.

Secondo le verifiche, le università che hanno superato la soglia legale sono il Politecnico di Milano, l’Università dell’Insubria, Ca’ Foscari di Venezia, Milano-Bicocca, Padova, lo Iuav di Venezia, Modena e Reggio Emilia, Pavia e Brescia. In alcuni casi la percentuale di entrate da tasse studentesche sfiora il trentacinque per cento, ben oltre il limite consentito. Per questi atenei si apre ora il rischio di ricorsi da parte degli studenti e di un possibile intervento della magistratura amministrativa, sul modello di quanto accaduto nel capoluogo piemontese.

Intanto, come riferito da Repubblica, il ministero ha avviato un confronto con le rappresentanze studentesche per colmare le lacune normative ancora presenti. Manca infatti un decreto attuativo che definisca in modo preciso il rapporto tra tasse universitarie e fondi pubblici, chiarendo anche se i contributi pagati dagli studenti fuoricorso debbano essere inclusi nei calcoli. In assenza di regole uniformi, la situazione resta incerta. La Conferenza dei rettori, destinataria della lettera ministeriale, dovrà ora valutare i prossimi passi e individuare eventuali correttivi.

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