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“Fatture fantasma”: assolto

L'accusa per l'imprenditore non regge

“Fatture fantasma”: assolto

L’accusa era pesante: avere utilizzato fatture facenti riferimento a operazioni inesistenti per un importo superiore al mezzo milione di euro, come imponibile, in un arco di tempo di circa quattro anni, dal 2014 al 2018.

In questa maniera, sempre secondo una ricostruzione accusatoria che non ha tuttavia retto il vaglio del dibattimento, l’imputato avrebbe creato delle passività, ossia dei costi soggetti a detrazione fiscali, di fatto inesistenti, ma che gli avrebbero consentito di abbattere l’Iva, lungo l’arco di tempo preso in condizione dall’imputazione, per oltre 100mila euro.

I fatti contestati all’imputato si sarebbero verificati a Badia Polesine. L’accusa, tuttavia, di fronte al Tribunale di Rovigo non ha retto. Il giudice, accogliendo le conclusioni dell’avvocato Marco Petternella, del foro di Rovigo, ha disposto l’assoluzione dell’imprenditore.

E’ anche emerso come altre persone imputate a seguito della medesima indagine fossero state in precedenza assolte in procedimenti distinti da questo, ma collegati. Secondo la ricostruzione delle difese, infatti, in realtà le fatture non avrebbero fatto riferimento a operazioni inesistenti, inventate di sana pianta con l’unico scopo di abbattere illecitamente l’Iva, ma sarebbero state legate a costi effettivamente sostenuti.

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