Bruxelles accelera sul fronte del riarmo, presentando una strategia che punta a rendere il continente militarmente pronto entro il 2030. Il nuovo documento, intitolato “Preserving Peace – Defence Readiness Roadmap 2030”, prevede fino a 800 miliardi di euro di investimenti in cinque anni per rispondere alla minaccia russa e alla possibile riduzione del sostegno americano sotto la presidenza di Donald Trump.
La presentazione ufficiale è avvenuta il 16 ottobre 2025 a Bruxelles con l’Alta rappresentante UE Kaja Kallas e i commissari Henna Virkkunen e Andrius Kubilius, sotto la guida della presidente Ursula von der Leyen. Il piano si basa su quattro pilastri interconnessi: la European Drone Defence Initiative, l’Eastern Flank Watch, l’European Air Shield e l’European Space Shield, sistemi pensati per proteggere lo spazio aereo, terrestre e orbitale dell’Unione.
Il progetto più strategico è l’Eastern Flank Watch, un sistema di sorveglianza ad alta tecnologia destinato a rafforzare il confine orientale dell’Unione con Russia e Bielorussia. Il piano integra difese terrestri, aeree e anti-drone in un’unica barriera tecnologica che dovrà essere operativa entro il 2026 e pienamente attiva nel 2028. L’obiettivo è rispondere alle provocazioni russe e alle ripetute violazioni dello spazio aereo europeo.
Accanto a questo, la European Drone Defence Initiative punta a creare una rete continentale per il rilevamento e la neutralizzazione dei droni, con capacità iniziale già entro il prossimo anno. L’European Air Shield fungerà da sistema di difesa aerea multistrato, progettato per contrastare missili balistici e da crociera, integrandosi con la NATO per garantire interoperabilità tra le forze.
Il quarto pilastro, lo European Space Shield, sarà dedicato alla protezione delle risorse spaziali europee, sempre più essenziali per comunicazioni, navigazione satellitare e intelligence militare.
La roadmap introduce inoltre una zona di mobilità militare paneuropea entro il 2027, con una rete di trasporti terrestri, aerei e marittimi per lo spostamento rapido delle truppe attraverso quattro corridoi strategici. L’obiettivo è colmare le lacune nelle capacità difensive europee e aumentare gli acquisti comuni di armamenti: il 40% entro il 2027 e il 55% entro il 2030, privilegiando la produzione industriale europea.
Un elemento chiave del piano è il sostegno all’Ucraina, definita come un “porcospino d’acciaio” in grado di dissuadere Mosca. Kiev verrà integrata nel sistema produttivo europeo attraverso il programma Safe, che favorirà la cooperazione industriale e l’accesso agli investimenti comuni.
Il finanziamento sarà assicurato principalmente dagli Stati membri, con strumenti europei di supporto. Il programma Safe (Security Action for Europe), approvato a maggio, mette a disposizione 150 miliardi di euro in prestiti a tassi agevolati grazie al rating tripla A della Commissione. Gli acquisti realizzati tramite Safe saranno esentati dall’Iva, ma dovranno provenire per almeno il 65% da imprese europee, ucraine o appartenenti allo Spazio economico europeo. Diciotto paesi, tra cui Italia, Francia, Germania e Polonia, hanno già fatto richiesta di accesso ai fondi, con un limite del 60% del totale per i tre maggiori beneficiari.
A completare il quadro, la Commissione propone di attivare la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, consentendo agli Stati di aumentare la spesa militare fino all’1,5% del PIL per quattro anni. Il piano coinvolgerà anche la Banca europea per gli investimenti e i capitali privati, con l’obiettivo di raggiungere la soglia complessiva di 800 miliardi di euro di nuovi investimenti nel settore della difesa europea.